L’attentato in Belgio e prima ancora l’uccisione di un insegnante in Francia portano nove paesi europei a blindare le proprie frontiere. Austria, Germania, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Svezia, Francia, Danimarca e Norvegia (che non fa parte dell’Unione ma è all’interno dell’area Schengen) hanno annunciato la proroga della sospensione del trattato sulla libera circolazione e il ripristino, seppure con date differenti, dei controlli ai confini nazionali. Scelta condivisa da ieri anche dall’Italia, con Palazzo Chigi che ha reso noto di voler chiudere da sabato fino al 30 ottobre il confine con la Slovenia. La decisione, ha spiegato la premier Giorgia Meloni, «si è resa necessaria per l’aggravarsi della situazione in Medio oriente, l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale, e me ne assumo la responsabilità».

Il fatto che Abdesalem Lassoued, il terrorista tunisino che a Bruxelles ha ucciso due turisti svedesi, fosse sbarcato nel 2011 a Porto Empedocle, rischia adesso di vedere riproporre l’equazione, già sentita in passato, per cui genericamente ogni migrante è un potenziale terrorista. A Bruxelles già cominciano a vedersi i primi effetti con l’annunciata revisione in senso più restrittivo del Patto su immigrazione e asilo. «A chi è considerato una minaccia e ha ricevuto un ordine di rimpatrio attualmente può essere chiesto di andarsene volontariamente. Dobbiamo cambiare urgentemente questa situazione», ha detto ieri la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen chiedendo di rendere obbligatori – e non più a discrezione dei singoli Stati – i rimpatri di quanti vengono ritenuti socialmente pericolosi. La questione sarà affrontata sicuramente nel prossimo vertice dei ministri dell’Interno dell’Ue ma verrà discussa anche dall’europarlamento dove è cominciato l’esame del Patto. «Senza le misure sui rimpatri non ci sarà un Patto sulla migrazione», ha avvertito il vice presidente della Commissione Margaritis Schinas. Resta il fatto che per poter rimpatriare un migrante occorre avere un accordo in tal senso con il paese di origine, senza il quale si rischia di rimanere al livello di puri annunci.

Per quanto riguarda l’Italia non è la prima volta che il trattato di Schengen vene sospeso, ma in passato al decisione è stata adottata solo in occasione di eventi eccezionali e temporanei. E’ stato così nel 2009 per il G8 dell’Aquila, nel 2017 per il G7 e infine nel 2021 per il G20. Mai prima d’ora, però, per motivi legati all’aumento del livello di minaccia di azioni violente. L’articolo 28 del Codice delle frontiere prevede che la sospensione del Trattato possa essere prorogata di 20 giorni oltre il periodo previsto, fino a una massimo d sei mesi. A preoccupare Palazzo Chigi è l’aumento degli arrivi di migranti n Italia, cresciuti dell’85% rispetto al 2022, principalmente via mare ma anche attraverso la rotta balcanica. Da qui la decisione di blindare il confine con la Slovenia. «Nella sola regione del Friuli Venezia Giulia – è spiegato in una nota del governo – sono state individuate 16 mila persone entrate irregolarmente nel territorio nazionale».