Con un tempismo che risulta sospetto, alla vigilia dell’annuncio dell’aumento di almeno il 60% delle bollette dell’energia, il governo Draghi compie il suo ultimo miracolo. La compilazione della Nota di aggiornamento al Def è il suo lascito al nuovo governo Meloni, già preoccupata di subentrare nel momento congiunturale peggiore. E difatti per lei le notizie non sono buone, specie per le previsioni del Pil 2023.

TUTTI SI ASPETTAVANO STIME al ribasso su quest’anno a causa di guerra e boom dei prezzi. E invece la coppia Draghi-Franco ha partorito una vera sorpresa: Pil superiore alla stima del Def di aprile, deficit in diminuzione e addirittura previsione di inflazione in calo già da novembre.

Il Pil del 2022 ad aprile era stato stimato al più 3,1%, ora è previsto al +3,3%, (più 0,2% dunque) «grazie alla crescita superiore al previsto registrata nel primo semestre e pur scontando una lieve flessione nella seconda metà dell’anno».
Nel 2023, primo anno del governo Meloni, il Pil invece rallenterà al +0,6%, per poi risalire (in questo caso le stime confermano le previsioni del Def) solo al +1,8% nel 2024 e +1,5% nel 2025.

Cala anche il deficit: l’indebitamento netto tendenziale nel 2022 scende al 5,1% (a fronte dell’obiettivo del 5,6% indicato in aprile col Def) e si attesterà al 3,4% nel 2023, sempre in calo dalla stima del Def (3,9%).

Ancora più incredibili i numeri sul rapporto debito/pil. Nella Nadef varata ieri dal consiglio dei ministri è previsto in netto calo quest’anno: al 145,4% dal 150,3% del 2021, con un ulteriore sentiero di discesa negli anni a seguire fino ad arrivare al 139,3% nel 2025.

Contrariamente a tutti gli istituti, il governo aumenta le previsioni di aprile: Pil a più 3,3% (invece che 3,1%), in calo deficit e debito. E anche l’inflazione «calerà prima di fine anno»

L’ULTIMO MIRACOLO RIGUARDA il costo della vita: contrariamente a tutte le previsioni di tutti i governi in Europa, si «prevede che il tasso di inflazione cominci a scendere entro la fine di quest’anno».

Il commiato del «governo dei migliori» è dunque all’altezza dell’appellativo. E Draghi non manca di autoelogiarsi prima di lasciare palazzo Chigi: «L’economia italiana ha registrato sei trimestri di crescita superiore alle aspettative».
Ora toccherà ad altri e il quadro non è invidiabile: «le prospettive adesso risultano meno favorevoli in ragione del marcato rallentamento dell’economia globale e di quella europea, principalmente legato all’aumento dei prezzi dell’energia, all’inflazione e alla situazione geopolitica».

IL NUOVO QUADRO macroeconomico fornito dalla Nadef è naturalmente ridotto: contiene solo la parte tendenziale – i risultati senza che ci sia alcun intervento – e non quella programmatica, con gli effetti della manovra di bilancio, che viene demandata al prossimo esecutivo.

«Il governo conclude il suo operato in una fase assai complessa», ma «con evidenti segnali di ritrovato dinamismo per l’economia italiana», sintetizza Franco, esprimendo un auspicio che è un messaggio a Meloni: ora avanti perché la ripresa economica «prosegua e si consolidi». Davanti ci sono mesi «complessi», tra i rischi geopolitici e il probabile permanere dei prezzi dell’energia su livelli elevati, ma le risorse senza precedenti per rilanciare gli investimenti (si legga Pnrr) «potranno dar luogo a una crescita sostenibile ed elevata».

MA DA OGGI TUTTO AVRÀ un’altra – fosca – prospettiva. L’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) questa mattina comunicherà il super rialzo del costo della luce del mercato tutelato per i prossimi tre mesi: «una variazione estremamente rilevante per i consumatori», ha avvertito il presidente Stefano Besseghini ieri.

Arera comunicherà la nuova tariffa dell’elettricità riservata al mercato tutelato per famiglie e imprese dal primo ottobre. E si annuncia un bagno di sangue: la società indipendente di ricerca Nomisma Energia stima un rincaro del 60%. L’aumento consistente rientra «in un quadro rilevante di variazione in cui tutto il sistema viene trascinato», ha spiegato ieri Besseghini, osservando come il «tema del risparmio energetico o meglio dell’efficienza energetica è rilevante oggi come mai». Per quanto riguarda la tariffa del gas, per fortuna Arera ha scelto di aggiornarla ogni mese, non più ogni tre, e sarà ex post e non più ex ante, quindi il prossimo aggiornamento sarà nei primi giorni di novembre, disgiungendo le variazioni di prezzo da quelle dell’elettricità. L’Autorità non farà, infatti, più riferimento al famigerato Ttf del mercato (della speculazione) di Amsterdam ma alla media dei prezzi effettivi del mercato all’ingrosso Psv italiano molto più bassi.

SE PER LA LEGGE DI BILANCIO ci sono già stati i primi contatti al Tesoro tra governo Draghi e Giorgia Meloni, si guarda però già a un possibile nuovo decreto energia. Solo per replicare a dicembre quanto fatto per ottobre-novembre sul fronte aiuti servirebbero 4,7 miliardi. Resta anche da prorogare lo sconto benzina: in scadenza a fine ottobre, costerebbe circa 1 miliardo al mese. Il lascito dei «migliori».