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Le opzioni di Capri H., lo aveva rilevato per 1,8 miliardi. Il nodo Tapestry
Daniela Polizzi ,Francesco Bertolino
C’è ancora spazio per Versace nel guardaroba di Capri Holdings, la cassaforte che controlla il marchio italiano? In vista della prospettata fusione con il concorrente Tapestry, il gruppo del lusso statunitense sta conducendo un esame approfondito del posizionamento dei suoi marchi. Secondo più fonti di mercato e di settore, la revisione riguarda, in particolare, Versace per cui si valutano più opzioni strategiche, inclusa la cessione della maison. Prima dell’accordo con Tapestry, del resto, Capri aveva già considerato vendita o quotazione di Versace e Jimmy Choo. E aveva anche incontrato due investitori: secondo i rumor dell’epoca, mai smentiti, si trattava di Exor e Kering. Contattato il gruppo non ha risposto alle richieste di commento.
La riflessione è, d’altronde, ancora in corso e non è detto che porti a un riassetto del portafoglio di Capri Holdings che comprende anche Jimmy Choo e Michael Kors. Non è infatti da escludere un rilancio degli investimenti su Versace per renderlo il marchio di punta del nascente colosso della moda a stelle e strisce.
Molto dipenderà dall’esito della fusione di Capri con Tapestry, la società che controlla i marchi Coach, Kate Spade e Stuart Weitzman (anch’esso indiziato di vendita). Annunciata ad agosto del 2023, l’operazione da 8,5 miliardi di dollari non è ancora stata perfezionata per via dello stop dell’autorità antitrust Usa. La Federal Trade Commission ha chiesto al tribunale di New York di bloccare l’aggregazione che creerebbe un big da 12 miliardi di ricavi.
Secondo la Ftc, l’unione tra Tapestry e Capri creerebbe un’eccessiva concentrazione nel mercato delle borse da donna nel segmento del lusso accessibile, quelle fra 100 e 1000 dollari, a danno dei consumatori e dei dipendenti delle due società. È probabile che il nuovo gruppo voglia concentrarsi precisamente in questa gamma di prodotti che si rivolge a una fascia di consumatori con capacità di spesa media. Un target diverso da quello del super lusso proprio di Versace. La riflessione sulla casa di moda italiana dipenderebbe quindi non tanto da questioni di concorrenza quanto dal futuro posizionamento sul mercato del nuovo polo statunitense. Ammesso, si intende, che l’Antitrust ne consenta la nascita.
Capri Holdings ha acquistato Versace nel 2019 dalla famiglia Versace e dal fondo Blackstone, sborsando 1,83 miliardi di euro. Sotto la gestione del gruppo guidato da John D. Idol, il marchio fondato dallo stilista Gianni è cresciuto fino a superare gli 1,1 miliardi di dollari di fatturato nel 2023. Da allora, però, la domanda globale ha subito un rallentamento, specialmente in Cina. Con essa, hanno frenato anche i risultati di Versace che fra aprile e giugno di quest’anno ha visto i ricavi scendere del 15,4% a 219 milioni di dollari e ha registrato una perdita operativa di 17 milioni. Le vendite del marchio hanno subito un calo significativo soprattutto in Europa e Stati Uniti.
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