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Il Monte e Mediobanca – “Operazione di mercato al servizio del Paese”
Nell’audizione davanti alla commissione d’inchiesta sulle banche, Luigi Lovaglio si presenta come il regista dell’operazione Mediobanca. L’amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena parla di “un progetto industriale al servizio del Paese”, rivendicando la paternità dell’Opas e la sua natura “ampiamente di mercato”. È la sua prima uscita pubblica dopo la scalata, e il tono è quello di chi intende certificare un successo: “servire meglio imprese e famiglie, proteggere i risparmi, offrire servizi migliori”.
Il racconto fila liscio. Troppo liscio.
Manca qualcosa — e, o, qualcuno.
Non una parola su Siena, il territorio da cui tutto è cominciato e che più di ogni altro ha pagato la crisi del Monte. La città è scomparsa dal quadro: non più protagonista, non più sede decisionale, non più riferimento. Mps è tornata profittevole, certo, ma non è più una banca senese.
Manca anche una visione condivisa su ciò che dovrebbe rappresentare oggi una grande banca italiana: quale rapporto con il risparmio, con le imprese, con il tessuto dei territori.
Il Mef, ancora azionista con il 4,8%, viene citato solo per le lodi di Lovaglio sulla “privatizzazione eccellente”. Ma nessuno spiega come e in che direzione si intenda orientare questo nuovo asse Mediobanca–Mps–Generali, né quale idea di sistema finanziario vi stia dietro.
E mancano infine le persone: i lavoratori, i risparmiatori, le comunità.
Coloro che hanno vissuto gli anni più difficili, che hanno sostenuto la banca e che oggi assistono al ritorno del profitto senza sapere se ne avranno beneficio.
Nessuno parla dell’impatto sull’occupazione, sulle filiali, sulla relazione con i clienti.
Dietro le parole d’ordine — “industrialità”, “valore”, “velocità” — resta un vuoto di senso.
Un’operazione che si presenta “al servizio del Paese”, ma in cui sembra scomparso il Paese reale: fatto di città, di territori, di persone che chiedono di essere parte, non spettatori.
Forse non manca solo qualcuno.
Manca una direzione comune, capace di unire crescita, responsabilità e appartenenza.