
Rassegna internazionale – 7 agosto 2025
7 Agosto 2025
Commento sui risultati MPS – 1° semestre 2025 e sull’OPS su Mediobanca
7 Agosto 2025
Nel cuore dell’estate, il grande risiko bancario italiano si gioca su un campo ristretto, ma cruciale: Mediobanca. L’istituto guidato da Alberto Nagel si trova al centro di una doppia offensiva: da una parte l’Offerta pubblica di scambio (Ops) su Banca Generali per rafforzare la propria posizione nel risparmio gestito; dall’altra, la scalata lanciata da Mps, che punta a conquistare Piazzetta Cuccia e a diventare la terza forza bancaria del Paese.
La mossa di Nagel: un’offerta che guarda al futuro
Mediobanca ha deciso di non restare alla finestra. Il consiglio di amministrazione ha convocato per il 21 agosto un’assemblea straordinaria chiamata a esprimersi sull’Ops lanciata per acquisire Banca Generali, controllata al 51% da Generali. Un’operazione ambiziosa che non si limita alla semplice acquisizione, ma che punta a rafforzare una partnership industriale di lungo periodo con uno dei principali gruppi assicurativi europei.
L’accordo proposto da Nagel prevede l’estensione per dieci anni degli accordi distributivi con Generali e il loro allargamento alla rete commerciale di Mediobanca. Un piano pensato per consolidare il posizionamento nel wealth management, settore sempre più centrale nella strategia di crescita della banca. In cambio, Mediobanca cederebbe il 13% del capitale detenuto in Generali. È una scelta non priva di rischi, perché potrebbe spezzare un legame storico con il Leone triestino. Ma è anche la dimostrazione della volontà di costruire un nuovo modello di banca d’investimento moderna e integrata, capace di competere a livello europeo.
Generali cauta ma disponibile
Dal canto suo, Generali ha risposto positivamente, pur mantenendo un profilo prudente. Il cda ha deciso di proseguire le valutazioni e ha lasciato aperta la porta a una possibile intesa, chiarendo però che ogni decisione sarà presa nel rispetto dei tempi e delle procedure interne. Le parole sono misurate, ma la disponibilità a proseguire le trattative è un segnale politico importante, che ha permesso a Mediobanca di riattivare formalmente l’iter dell’Ops.
La trattativa è ancora aperta, e alcune condizioni restano sospese, come il lock-up sul 6,5% delle azioni Generali che tornerebbero in mano alla compagnia e l’accordo distributivo vero e proprio. Ma Nagel ha scelto di giocare d’anticipo, consapevole che il tempo stringe e che sullo sfondo c’è un’altra partita ben più complessa.
Mps, l’offensiva senese e il nodo dei grandi soci
Monte dei Paschi di Siena, guidata da Luigi Lovaglio, ha lanciato un’Ops rivale su Mediobanca che scade l’8 settembre. I risultati semestrali sono brillanti: utile netto di 892 milioni, Cet1 al 19,6% e una solidità patrimoniale tra le migliori in Europa. Lovaglio punta a costruire una grande banca nazionale, meno esposta ai rischi, più diversificata e in grado di generare valore per gli azionisti. E non nasconde le sue ambizioni: anche con una partecipazione inferiore al 50% di Mediobanca, sostiene, si potranno attivare sinergie significative.
Ma non è solo una questione di numeri. A spingere la manovra senese ci sono anche due azionisti di peso: Caltagirone e Delfin, che hanno quote importanti sia in Mediobanca che in Mps e Generali. Entrambi contestano l’attuale gestione di Piazzetta Cuccia, e vedono nell’offerta del Monte una possibilità per rinnovare radicalmente l’assetto del potere finanziario italiano.
Mediobanca gioca d’anticipo per difendere la sua autonomia
L’assemblea del 21 agosto sarà decisiva. Con questa convocazione, Nagel non si limita a reagire: anticipa le mosse dei rivali e offre agli azionisti una scelta chiara tra due visioni diverse del futuro. Da una parte, il rafforzamento di Mediobanca come polo del risparmio gestito attraverso l’alleanza con Generali; dall’altra, l’ingresso in una nuova holding bancaria guidata da Mps.
Per Piazzetta Cuccia, è anche una questione di identità e di visione industriale. L’operazione su Banca Generali non nasce come contromossa difensiva, ma come parte di un piano strategico che ha preso forma negli ultimi anni e che ora entra nella sua fase cruciale. Non è un caso che Mediobanca abbia rivisto alcune condizioni dell’offerta per renderla più flessibile e più facilmente realizzabile. Anche le perplessità di alcuni consiglieri – in particolare quelli vicini a Delfin – non hanno fermato il consiglio dal procedere con convinzione.
Un’estate calda per la finanza italiana
Il mercato ha già iniziato a scommettere: dal 30 luglio il titolo Mediobanca ha guadagnato oltre l’8%, segno che gli investitori credono nella validità dell’operazione e nella capacità del management di condurla in porto. Ma tutto dipenderà dai voti dei soci il 21 agosto, e da come si muoveranno attori cruciali come Unicredit e alcuni fondi internazionali.
La sfida è aperta. Mediobanca non è più soltanto il simbolo della finanza tradizionale italiana, ma un campo di battaglia dove si confrontano due idee di banca, due modelli di crescita e due visioni del sistema Paese. Nagel ha alzato il livello della partita. Ora tocca agli azionisti decidere quale strada prendere. E il futuro della finanza italiana passa anche da qui.