Chi sono i misteriosi compratori che nelle ultime settimana hanno rastrellato titoli Mediobanca per un valore di centinaia di milioni di euro? Gli acquisti hanno preso velocità pochi giorni dopo l’annuncio dell’ops (offerta pubblica di scambio) su Banca Generali, che risale al 28 aprile. La quotazione si è mossa di conseguenza e nell’arco di un mese, fino alla fine di maggio, il rialzo ha sfiorato il 20 per cento.
Frenata sospetta
La corsa del titolo si è esaurita all’improvviso il 2 di giugno e anche mercoledì 4 giugno le azioni di Piazzetta Cuccia hanno chiuso in calo del 2,6 per cento, dopo il ribasso del 2,8 per cento registrato martedì. La brusca frenata avrebbe una spiegazione precisa. Il 5 giugno, cioè oggi, coincide con la record date, ovvero l’ultimo giorno disponibile per registrare le proprie azioni in vista dell’assemblea convocata per il 16 giugno. Questo significa che è scaduto il tempo a disposizione per gli investitori che puntano a rafforzare la propria posizione nel capitale Mediobanca in vista del voto decisivo sull’ops per Banca Generali. Tra dieci giorni, infatti, come detto, andrà in scena la sfida decisiva tra i soci che appoggiano il piano dell’amministratore delegato Alberto Nagel e la cordata degli oppositori guidata dal costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, alleato con gli eredi di Leonardo Del Vecchio. Questi ultimi, riuniti nella holding lussemburghese Delfin, controllano una quota del 19,8 per cento circa, vicina alla soglia massima del 20 per cento imposta dalla Bce. Caltagirone invece vanta una partecipazione del 7,8 per cento circa e in teoria potrebbe salire fino al 9,9 per cento senza essere tenuto a nessuna notifica alle autorità di Vigilanza.
Ecco perché proprio l’imprenditore capitolino è l’indiziato numero uno come ipotetico manovratore dietro le quinte dei massicci acquisti sul titolo Mediobanca. Del resto, un copione simile è già andato in scena anche nelle settimane precedenti l’assemblea di aprile di Mps, quando Caltagirone si rafforzò dal 7 per cento circa fino al 9,96 per cento dichiarato il giorno del meeting dei soci.
Alleati in manovra
A dare man forte al costruttore il prossimo 16 giugno scenderà in campo con ogni probabilità anche Enasarco, il fondo pensione degli agenti di commercio che già si era presentato, ora accreditato di un 2 per cento di Mediobanca. Non è escluso che in vista del voto in assemblea altri investitori vicini alla cordata Caltagirone-Delfin potrebbero aver arrotondato le loro quote. Sul fonte opposto, Nagel conta di fare il pieno di consensi da parte degli investitori istituzionali, a cominciare dai grandi fondi internazionali, che valgono almeno il 30 per cento del capitale.
È di mercoledì 4 invece la notizia che il patto di consultazione, a cui aderiscono alcuni soci di rilevo come Mediolanum della famiglia Doris e il gruppo Gavio, si è riunito per esprimere “apprezzamento” per gli obiettivi alla base dell’offerta per Banca Generali. In assemblea, quindi, il patto metterà il suo 11,7 per cento del capitale al servizio del sì all’ops.
Se queste sono le forze in campo, con Caltagirone, Delfin e alleati che partono già da una base superiore al 30 per cento, è molto probabile che la sfida si deciderà all’ultimo voto. L’obiettivo dichiarato del vertice di Mediobanca è quello di creare insieme a Banca Generali un nuovo grande polo del risparmio gestito. L’operazione avrà però anche l’effetto collaterale di sciogliere il legame che da settant’anni lega la banca d’affari fondata da Enrico Cuccia con le Assicurazioni Generali.
L’istituto guidato da Nagel, infatti, pagherà le azioni di Banca Generali scambiandole con la sua partecipazione del 13 per cento nella compagnia triestina. L’uscita di Mediobanca da Generali è fumo negli occhi per Caltagirone che da tempo punta a prendere il controllo del gruppo del Leone e per questo, da grande azionista di Mps, sponsorizza l’ops del Monte sulla banca di piazzetta Cuccia. Martedì il costruttore ha lanciato l’ennesimo siluro a Nagel chiedendo al cda della banca d’affari di proporre ai soci il rinvio dell’assemblea in attesa che si chiariscano i termini dell’annunciato accordo commerciale tra Banca Generali, Mediobanca e Generali. La richiesta è stata rispedita al mittente dalla controparte. È probabile che la questione finisca anche all’attenzione della Consob, che quindi, dopo il ciritcatissimo (dalla maggioranza di governo) prolungamento dell’ops di Unicredit su BancoBpm, potrebbe essere chiamata a intervenire ancora sulle partite bancarie in corso.
Unicredit dialogante
Il Tar del Lazio invece, deciderà solo il nove luglio nel merito del ricorso di Unicredit contro il decreto Golden power che ostacola l’ops su BancoBpm. Unicredit, infatti, ha ritirato la richiesta di sospensiva del provvedimento governativo prendendo atto della possibilità di avviare un dialogo costruttivo con l’esecutivo. Si vedrà nelle prossime settimane se questo auspicio si trasformerà in qualcosa di concreto.