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11 Agosto 2025Mediobanca, dieci giorni per decidere il futuro: OPS su Banca Generali verso il voto finale
Scade oggi il termine per registrare le azioni e accedere all’assemblea del 21 agosto, chiamata a pronunciarsi sull’offerta pubblica di scambio da 6,3 miliardi per Banca Generali. Una mossa che non riguarda solo la crescita nel wealth management, ma che si intreccia con il tentativo ostile di acquisizione da parte del Monte dei Paschi di Siena, atteso al verdetto l’8 settembre, e con i delicati equilibri di Generali, di cui Mediobanca detiene il 13,1%.
Negli ultimi mesi la composizione del capitale si è trasformata. Alcuni soci storici dell’Accordo di consultazione – fra cui Mediolanum e Gavio – hanno ridotto le proprie quote, facendo scendere il peso del patto dall’11,7% al 7,8%. A sostituirli, in parte, sono arrivati grandi fondi internazionali e hedge fund, sostenuti dai pareri positivi dei principali advisor. BlackRock ha aumentato la partecipazione al 5,06% e gli investitori speculativi potrebbero garantire fino al 23% dei voti favorevoli. Unipol, con poco più del 2%, scioglierà le riserve solo alla vigilia. L’azionariato diffuso resta marginale: a giugno, nella riunione poi rinviata, aveva inciso appena per il 2% delle deleghe.
Il fronte contrario, stimato intorno al 40%, è guidato da Delfin, primo socio con il 19,9%, e dal gruppo Caltagirone con il 9,9%, entrambi presenti anche nel capitale di Mps. Il gruppo romano ha dichiarato il proprio voto negativo, mentre Delfin sembra orientata a un’astensione tattica, di fatto equivalente a un “no”, in attesa di chiarezza sugli accordi tra Mediobanca, Generali e Banca Generali. A questi si sommano le posizioni da definire di enti previdenziali con oltre il 5% delle azioni, della Edizione Benetton (2,2%) e di Unicredit, che detiene circa il 2% diretto più altre quote per conto clienti.
Per approvare l’operazione basterà la maggioranza semplice, ossia il 50,01% dei voti espressi. Con un’affluenza stimata fra il 75 e il 76%, sarà sufficiente ottenere il 38-39% dei presenti. Un margine sottile che rende i prossimi dieci giorni cruciali: tra trattative sotterranee, riposizionamenti e possibili colpi di scena, la partita resta apertissima. In gioco non c’è solo un’acquisizione, ma il ridisegno del potere nella finanza italiana.