
Il Partito Socialista e le sue vicende nel Senese
19 Agosto 2025
Il vero nodo delle trattative tra Russia, Ucraina e Occidente
20 Agosto 2025
Domani si terrà l’assemblea di Mediobanca, chiamata a esprimersi sull’offerta pubblica di scambio per acquisire Banca Generali. È un passaggio cruciale perché da questo voto dipende la possibilità per la banca guidata da Alberto Nagel di rafforzarsi e difendersi dall’offensiva del Monte dei Paschi di Siena, che ha lanciato una propria offerta rivale su Mediobanca, con scadenza l’8 settembre.
Il contesto è reso ancora più complesso dalla mossa di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, che ha appena ottenuto dalla Banca Centrale Europea il via libera a salire fino al 19,99% del capitale di MPS. Già azionista di quasi il 20% di Mediobanca e del 9,9% di MPS, Delfin ha così rafforzato il proprio ruolo di primo attore nella partita. La scelta di consegnare il proprio pacchetto di azioni Mediobanca all’offerta senese è stata letta come un chiaro segnale di sostegno all’operazione di Siena.
Grazie anche a questo apporto, le adesioni all’offerta di MPS hanno superato il 19% e si avvicinano al 20%, con l’obiettivo di raggiungere almeno il 35% del capitale per consolidare il controllo sull’istituto milanese. Nel caso in cui l’operazione andasse in porto, nascerebbe un gruppo bancario con un valore di mercato vicino ai 23 miliardi e oltre 200 miliardi di asset in gestione, con Delfin destinata a diventare il principale azionista.
La partita però resta aperta. All’assemblea di domani non mancheranno le resistenze: il fronte contrario all’operazione Mediobanca-Generali è stimato attorno al 40%, con soci di peso come Caltagirone e lo stesso Delfin che potrebbero astenersi o votare contro. Anche Benetton, alcune casse previdenziali e Unicredit sono orientati su posizioni scettiche. Per far passare il progetto servirà quindi una larga maggioranza, difficile da raggiungere vista la spaccatura tra i soci.
Sul risultato pesano inoltre i rapporti con il governo, che ha espresso sostegno all’offerta di MPS, considerata parte di una strategia per creare un “terzo polo” bancario italiano. Appoggiare invece l’operazione Mediobanca-Generali potrebbe significare andare contro questa linea.
Il voto di domani sarà dunque un momento decisivo non solo per Mediobanca, ma per l’intero sistema bancario italiano. In gioco non c’è soltanto il destino di due istituti, ma il futuro assetto di potere della finanza nazionale, con Delfin e Caltagirone pronti a giocare un ruolo di primo piano e la BCE vigile sugli equilibri che potrebbero emergere.