
Mediobanca, l’assemblea boccia l’operazione Generali: ora cresce il peso di MPS
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L’assemblea di Mediobanca ha bocciato l’OPS su Banca Generali, aprendo la strada a MPS e all’asse Caltagirone–Delfin. La regìa di Palazzo Chigi appare evidente: si parla di “terzo polo bancario”, ma la sua nascita resta tutta da dimostrare.
L’assemblea di Mediobanca del 21 agosto ha respinto l’OPS su Banca Generali, nonostante il via libera dei grandi proxy advisor internazionali. A decidere non sono stati i voti contrari – soprattutto quelli di Caltagirone – ma le astensioni decisive di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio. Così è caduto il progetto di Alberto Nagel e si è aperta la strada all’offerta di MPS, controllata dal Tesoro, per espugnare Mediobanca.
Un’operazione che sa più di politica che di mercato. Il governo non ha usato formalmente il golden power, ma la sua mano è visibile. Già con UniCredit–Banco BPM si era visto come l’intervento politico possa ribaltare operazioni di mercato: Bruxelles lo ha censurato, UniCredit ha fatto marcia indietro. Qui non serve nemmeno un decreto: il “soddisfatto silenzio” di Palazzo Chigi dopo la bocciatura dell’OPS dice tutto.
Il vero vincitore è Francesco Gaetano Caltagirone, deciso a conquistare Generali, il Sacro Graal della finanza italiana. L’asse con Delfin ha indebolito Nagel e rafforzato il Leone di Trieste. Meloni, intanto, incassa: un MPS più forte e la prospettiva di un terzo polo bancario, obiettivo dichiarato ma non ancora realizzato. Più che “abbiamo una banca”, può dire: “forse avremo il terzo polo”.
Chi perde sono gli investitori e i risparmiatori. Enasarco, che ha concentrato il 70% del suo portafoglio azionario europeo su Mediobanca, rischia grosso se il titolo si indebolisse. Ma la sconfitta più grave riguarda la fiducia: senza regole stabili, i capitali fuggono. Luigi Einaudi ricordava che hanno “cuore di coniglio, zampe di lepre e memoria d’elefante”.
Il governo parla di sovranità economica, ma ignora gli impegni presi con Bruxelles a privatizzare MPS e mina la credibilità di Piazza Affari. Se davvero esistesse un “concerto” tra governo, Delfin e Caltagirone, scatterebbe l’obbligo di un’OPA da oltre 50 miliardi su Generali. Non chiacchiere, ma contanti.
Giorgia Meloni sembra imitare Donald Trump: piegare le regole, forzare i mercati, minacciare i più deboli. Ma qui non siamo in America. Qui, la goffa prepotenza non genera forza, ma fragilità. Vince il governo, perdono i risparmiatori, perde il Paese.
In Per un pugno di dollari Clint Eastwood dice: «Quando l’uomo con la pistola incontra l’uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto». Allo stesso modo, quando un mercato fragile incontra un governo sfrontato, a morire può essere il mercato stesso.