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A Varsavia, nella stazione della metropolitana Kondratowicza, è nata Metroteka, la prima biblioteca pubblica polacca all’interno di un metrò. Lo spazio, di circa 150 metri quadrati, ospita oltre sedicimila volumi e accoglie i pendolari con mensole ondulate, angoli lettura, tavoli di lavoro, laptop a disposizione e perfino un giardino verticale idroponico. Tutto è pensato per rendere naturale il gesto di fermarsi, scegliere un libro, prendersi qualche minuto per leggere prima di risalire in superficie. Il prestito e la restituzione avvengono in modo automatico, ventiquattr’ore su ventiquattro, e non richiedono più di pochi secondi.
L’idea è semplice: portare i libri esattamente dove le persone passano ogni giorno. In un Paese in cui solo il 41% della popolazione ha letto almeno un libro nel 2024, l’iniziativa diventa un invito a ripensare le abitudini e a trasformare i tempi di attesa in momenti di curiosità e scoperta. Metroteka non è solo un servizio, ma un segnale: la cultura non deve essere confinata in luoghi specialistici, deve incontrare le persone là dove vivono e si muovono.
Progetti come questo aprono scenari interessanti anche per altre città europee. Immaginare biblioteche simili a Milano, Roma o Napoli, nelle stazioni della metro o nelle grandi stazioni ferroviarie, significa restituire senso a spazi spesso anonimi e percepiti come luoghi di passaggio senza identità. Metroteka dimostra che anche un breve tragitto quotidiano può diventare un momento di crescita personale, un piccolo rito che avvicina alla lettura e alla condivisione.
In un’epoca in cui la cultura rischia di apparire lontana, elitista o solo digitale, la scelta di Varsavia è un gesto concreto e politico: riportare i libri nel cuore della città, farli diventare compagni di viaggio, ricordarci che la cultura è tanto più viva quanto più è accessibile.