
Digest Strategico per il 7 novembre 2025
7 Novembre 2025
Rimettere al centro il valore condiviso
7 Novembre 2025
La banca senese si trova in una fase cruciale: i numeri migliorano, ma le fondamenta del suo governo societario e la direzione strategica mostrano ancora tratti di incertezza.
Profitti e ricavi: solidità apparente
Nei primi nove mesi del 2025, Monte dei Paschi ha registrato ricavi poco sopra i 3 miliardi di euro, un risultato che conferma la tenuta del gruppo dopo anni di difficoltà. L’utile netto si avvicina a 1,4 miliardi, sostenuto da una buona gestione dei costi e dal contenimento del rischio di credito.
Tuttavia, la spinta dei margini si è affievolita: il margine di interesse è in calo e il miglioramento arriva più dalle commissioni e dalla riduzione degli accantonamenti che da una vera crescita del business bancario. Il CET1 è sceso dal 18,2% al 16,9%, segnale di una solidità che non può dirsi intangibile.
Il bilancio, insomma, tiene. Ma la banca appare più in equilibrio contabile che in espansione industriale.
Governance: la “lista del consiglio” come strumento di equilibrio
Il cda ha avviato la modifica dello statuto per introdurre la possibilità di presentare una lista del consiglio in vista del rinnovo del board previsto per la primavera. La mossa nasce dall’esigenza di garantire continuità nella gestione e un equilibrio tra i grandi soci, come Delfin (17,5%) e Caltagirone (10,2%), che pur potendo rafforzare la propria presenza, non possono esercitare un controllo diretto.
L’obiettivo dichiarato è la stabilità. Ma il rischio, meno esplicito, è che la “lista del cda” si trasformi in uno strumento di autoconservazione dei vertici più che in un passo verso la partecipazione effettiva dei soci.
Il confronto con la Bce, che dovrà autorizzare la modifica statutaria, sarà decisivo. Siena, ancora una volta, dovrà misurarsi con Francoforte non solo sui numeri ma sul modello di banca che intende essere.
Mediobanca: ambizione o distrazione?
Dopo l’operazione che ha portato Mps a detenere l’86% di Mediobanca, il ceo Luigi Lovaglio parla apertamente di sinergie sul fronte del private e dell’investment banking. I cantieri aperti sono molti: dall’integrazione dei sistemi informativi al piano industriale congiunto da presentare entro marzo.
Ma qui si gioca una partita rischiosa. Espandersi verso Piazzetta Cuccia significa entrare in un terreno complesso, dove la cultura di Mediobanca — più elitaria, più finanziaria — non è facilmente conciliabile con quella del Monte, radicata in un rapporto con il territorio e con una clientela di piccole e medie imprese.
L’operazione promette crescita e visibilità, ma rischia di spostare il baricentro della banca lontano da Siena e dal credito tradizionale, proprio mentre il Paese avrebbe bisogno di istituti capaci di sostenere l’economia reale.
Una rinascita a metà
Monte dei Paschi oggi è più solido, più ordinato, e forse più “banca” di quanto non fosse da molti anni. Ma resta sospeso tra due identità: quella di un istituto radicato nel territorio e quella di un gruppo finanziario in cerca di nuove frontiere.
La governance, ancora in via di definizione, potrebbe essere l’occasione per un reale rilancio — oppure per un nuovo equilibrio di potere, più attento ai vertici che alla missione.
In ogni caso, Siena continua a guardare il Monte con la stessa domanda di sempre: questa volta, sarà davvero rinascita o soltanto sopravvivenza ben gestita?
Pierluigi Piccini





