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L’offerta pubblica di scambio lanciata da Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca resta al centro dell’attenzione dei mercati finanziari e degli azionisti. A pochi giorni dalla scadenza, prevista per l’8 settembre, il nodo principale riguarda la convenienza dei valori messi sul tavolo e la possibilità di un rilancio.
Negli ultimi giorni lo “sconto” dell’operazione – cioè la distanza tra il prezzo delle azioni Mediobanca e il controvalore proposto da MPS – si è ulteriormente ridotto, attestandosi intorno all’1,5%. Per colmare la differenza servirebbero circa 260 milioni di euro in più, un esborso che a Siena finora non hanno confermato di voler sostenere. Un eventuale ritocco dell’offerta potrebbe essere deciso già lunedì, ma comporterebbe quasi certamente l’allungamento del periodo di adesione, come accaduto in operazioni simili sul mercato bancario italiano.
Sul fronte delle adesioni, al momento la quota raccolta resta ferma al 19,4%. Il passo più importante è arrivato da Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, che con il suo 19,8% ha deciso di aderire. Ad essa si aggiungono il gruppo Caltagirone (circa il 10%) e le casse previdenziali (5,5%). Tuttavia, per considerare riuscita l’operazione servirebbe almeno arrivare al 35% del capitale, mentre la soglia del 51% garantirebbe a MPS un vero controllo di Mediobanca, con benefici fiscali significativi.
Il mercato, intanto, mostra grande vivacità. Negli ultimi giorni si sono registrati scambi consistenti di titoli, compresa la vendita di azioni da parte del vicepresidente di Mediobanca. Parallelamente, cresce l’interesse di investitori privati e family office per MPS, ritenuta oggi più appetibile della stessa Piazzetta Cuccia grazie a valutazioni più contenute: il titolo senese tratta a una volta il patrimonio, contro l’1,6 della banca milanese.
Accanto ai numeri, tiene banco il tema della futura governance di Mediobanca. Tra i possibili candidati per il ruolo di amministratore delegato circolano i nomi di Mauro Micillo (Intesa Sanpaolo), Marco Morelli (AXA IM ed ex numero uno di MPS) e Fabrizio Palermo (attuale AD di Acea).
Nel frattempo, MPS ha dato un segnale concreto di solidità finanziaria, rimborsando in anticipo un’obbligazione subordinata da 300 milioni con scadenza al 2030. Una mossa che rafforza la credibilità dell’istituto in un momento cruciale della sua storia.
Il quadro resta quindi aperto: se da un lato Siena sembra voler proseguire “dritta alla meta”, dall’altro molti azionisti attendono un segnale più forte prima di consegnare i propri titoli. Saranno i prossimi giorni a decidere se l’operazione riuscirà a consolidare una nuova stagione per la banca toscana e per Mediobanca.