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4 Novembre 2025
La geopolitica a stelle e strisce
4 Novembre 2025La decisione della Banca Centrale Europea di autorizzare Francesco Gaetano Caltagirone a superare la soglia del 10% nel capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena apre una fase nuova per la banca, ma non per la città. Siena, come territorio, da tempo è fuori gioco. La sua banca non le appartiene più, e ciò che oggi si muove intorno al Monte riguarda soprattutto le dinamiche di potere fra grandi azionisti, istituzioni finanziarie e vigilanza europea. Il via libera di Francoforte non ha nulla di locale: è un tassello di una partita che si gioca altrove — fra Roma, Milano e Bruxelles — mentre Siena osserva, silenziosa, da bordo campo.
Caltagirone, che oggi controlla circa il 10,2% di MPS, potrà spingersi fino a una partecipazione prossima al 20%, riacquistando pieni diritti di voto. È un passaggio rilevante per un investitore che ha spesso scelto di muoversi in modo autonomo e strategico, ma che mantiene con la banca un contenzioso ancora aperto. È questo il nodo più delicato: un grande azionista che, pur essendo parte del capitale, resta in rapporto conflittuale con l’istituto. Una situazione che la BCE guarda con attenzione e che impone alla governance di MPS un equilibrio fragile tra autonomia e influenza.
Il punto non è tanto se Caltagirone possa o meno presentare una lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione — cosa che la normativa europea vieta oltre il 10% — ma il modo in cui potrà esercitare la propria influenza indiretta. In un capitale già dominato da Delfin, primo socio con il 17,5%, e dal Ministero dell’Economia con il 5%, l’imprenditore romano aggiunge una variabile capace di incidere sul futuro assetto dei poteri interni.
Il Monte dei Paschi, oggi, non è più il cuore finanziario di una comunità ma un terreno di confronto tra grandi investitori. E tuttavia, proprio questa distanza fra la banca e il suo territorio resta la ferita più evidente. Mentre i destini di MPS si decidono tra Milano e Francoforte, Siena continua a vivere la contraddizione di una città che ha perso la propria leva economica ma non il peso simbolico della sua storia.
L’autorizzazione della BCE, insomma, segna l’inizio di un nuovo equilibrio, in cui contano meno le appartenenze e più le strategie. Se Caltagirone sceglierà di rafforzare la sua posizione, sarà per ragioni di potere e di convenienza, non certo per un legame con Siena o con la sua tradizione bancaria. È il segno di un tempo in cui il Monte sopravvive come grande macchina finanziaria, ma la città che l’ha generato ne resta spettatrice.
Pierluigi Piccini

