l’operazione
Terremoto nella finanza, Mps lancia l’assalto a Mediobanca: offerta da 13,3 miliardi. Siena crolla in Borsa
Una guerra, anche finanziaria, non può durare per sempre. E l’offerta lanciata dal Monte dei Paschi su Mediobanca rappresenta la battaglia finale di uno scontro – fatto di azioni, denaro e potere – cominciato anni fa e destinato a ridisegnare gli assetti della finanza italiana per i prossimi anni. Una partita che non coinvolge solo la banca guidata da Alberto Nagel ma anche le Generali di cui Piazzetta Cuccia è il primo azionista con il 13% e che rappresenta la più importante istituzione finanziaria del Paese.
Le prime crepe sull’asse Mediobanca-Generali si aprono nell’autunno del 2018. A Milano c’è un importante imprenditore, Leonardo Del Vecchio, che fa un’offerta a cui tiene in modo particolare: vuole dare 500 milioni per favorire lo sviluppo del polo ospedaliero che fa capo allo Ieo, l’istituto creato dal famoso oncologo Umberto Veronesi e dal fondatore di Mediobanca, Enrico Cuccia.
Del Vecchio vuole lasciare un segno di sé alla città, Mediobanca e gli altri azionisti dell’ospedale ritengono che si tratti di un’acquisizione mascherata, perché Del Vecchio vuole anche la governance dell’ospedale. Morale: la proposta dell’ex Martinitt, scomparso nel 2022, viene bocciata e il fondatore di Luxottica non la prende bene. Comincia a comprare quote su quote di Mediobanca, criticandone la strategia a suo dire troppo legata alle contribuzioni che le arrivano da Generali e poco sul suo storico business, la banca di investimento.
Parallelamente alle Generali, dal 2019 un azionista di rilievo, l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone, nel 2019 comincia a mostrare la propria insofferenza su quanto accade nella governance che non tiene conto delle mutazioni che nel frattempo avvengono nell’azionariato.
Col tempo la critica abbraccia tutta la strategia finché, nel 2022, si arriva al primo vero scontro in assemblea, dove Caltagirone, trovando alleati in Del Vecchio, Crt e Benetton, sfida la lista del consiglio con un proprio candidato. La battaglia è persa, ma la ferita si fa ancora più profonda. I fronti diventano due, perché tanto Delfin quanto Caltagirone diventano grandi azionisti
L’antagonista del nuovo fronte della finanza italiana, che vede protagonisti proprio Caltagirone e la Delfin della famiglia Del Vecchio (ora guidata dal delfino professionale di Leonardo, ossia Francesco Milleri), ha un nome e un cognome: Alberto Nagel.
L’amministratore delegato di Mediobanca, infatti, in Generali sostiene – vincendo la battaglia – l’attuale ad Donnet nella battaglia del 2022. A Milano, poi, non scende a patti con Milleri quando si tratta di trovare un accordo sulla governance di Piazzetta Cuccia: i molti paletti che frappone fanno saltare l’accordo e portano allo scontro (sebbene Delfin presenti una lista di minoranza) che, anche qui e siamo nel 2023, lo vede sul momento vincitore.
Il fuoco si spegne ma la brace continua ad ardere, fino allo scontro degli ultimi giorni, quando Generali vara l’alleanza nel risparmio gestito con Natixis, una mossa che Caltagirone e Delfin interpretano come il tentativo di svuotare il tesoro delle Generali – che nell’operazione mette 630 miliardi sugli oltre 800 che ha in gestione – prima che qualcuno possa ambire di salire sul trono di Trieste.
Mediobanca è della partita, perché è advisor, ovvero consulente, di Generali. Lo scontro con la Mediobanca di Nagel deflagra. Caltagirone e Delfin, già azionisti di rilievo tanto in Generali quanto in Mediobanca, nel frattempo sono diventati grandi azionisti del Monte dei Paschi in occasione della parziale uscita del Tesoro.
E se prima Delfin, che di Mediobanca ha poco meno del 20%, ha dovuto fermare la sua scalata in quanto sprovvista di licenza bancaria, necessaria per ambire anche solo a cambiare la guida di una banca, ora ha un veicolo adatto. Saliti sulla nave del Monte dei Paschi, che l’ad Andrea Lovaglio ha levato dalle secche, i due azionisti puntano alla rivincita.
Dentro Mediobanca hanno già una base azionaria importante (19,8% Delfini, 7,76% Caltagirone) a cui si possono aggiungere altre quote. La battaglia è appena cominciata.
Una guerra, anche finanziaria, non può durare per sempre. E l’offerta lanciata dal Monte dei Paschi su Mediobanca rappresenta la battaglia finale di uno scontro – fatto di azioni, denaro e potere – cominciato anni fa e destinato a ridisegnare gli assetti della finanza italiana per i prossimi anni. Una partita che non coinvolge solo la banca guidata da Alberto Nagel ma anche le Generali di cui Piazzetta Cuccia è il primo azionista con il 13% e che rappresenta la più importante istituzione finanziaria del Paese.