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Il Monte dei Paschi ha incassato il via libera “pieno” della Bce all’offerta pubblica di scambio da 16,6 miliardi su Mediobanca: niente soglie minime, possibilità di chiudere anche sotto il 50 %, e richiesta di inviare un piano d’integrazione entro sei mesi. Sulla carta è tutto pronto per aprire il libro ordini fra il 7 e l’8 luglio (seconda data di riserva il 14) e chiudere nella settimana del 4 agosto, una volta ottenute le autorizzazioni di Consob e Antitrust Ue. Ma l’orizzonte è punteggiato da incognite europee.
A Bruxelles la Direzione Concorrenza sta esaminando il collocamento lampo del 15 % di Mps effettuato dal Tesoro lo scorso dicembre: almeno due esposti, di Mediobanca e del fondo Bluebell, accusano Roma di aver privilegiato acquirenti graditi al governo—Caltagirone, Delfin e Banco Bpm—violando gli impegni presi nel 2017 sugli aiuti di Stato da 7,5 miliardi. Se la Commissione scorgesse irregolarità, potrebbe imporre correttivi fino alla restituzione parziale degli aiuti. L’indagine si affianca all’inchiesta della Procura di Milano sui meccanismi dell’asta e ai rilievi Consob sollevati da Unicredit. Tutto ciò potrebbe allungare i tempi o complicare l’esito finale dell’Ops, perché un eventuale parere negativo Ue si rifletterebbe sul valore di Mps e sul concambio con Mediobanca.
Nel frattempo Siena deve anche convincere gli azionisti di Piazzetta Cuccia a un concambio oggi scontato di oltre il 6 %: senza un ritocco, il pacchetto di Del Vecchio (19,8 %) e quello di Caltagirone (quasi 10 %) potrebbero non bastare per superare la soglia di controllo effettivo. Il mercato resta quindi in attesa di due risposte decisive: la mossa di prezzo che Mps deciderà nei prossimi giorni e, soprattutto, il verdetto di Bruxelles sui presunti aiuti di Stato “abusivi”.