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7 Novembre 2025
Wichita Lineman
7 Novembre 2025Muore a 72 anni l’ex Br Anna Laura Braghetti
Lotta armata Ne aveva 24 quando Bruno Seghetti le chiese di affittare un appartamento a Roma, in via Montalcini, per conto delle Brigate rosse. In quell’appartamento, per 55 giorni, sarebbe rimasto prigioniero Aldo Moro
In quel momento Laura Braghetti non era clandestina. Aveva un lavoro e i propri documenti. Sarebbe diventata una «regolare» delle Br subito dopo la fine di quella tragedia e avrebbe partecipato, in prima persona e con le armi, ad altri attentati: l’attacco al comitato elettorale della Dc in piazza Nicosia a Roma, che il 3 maggio 1979 costò la vita a due agenti, l’assassinio del vicepresidente del Csm Vitttorio Bachelet, sulle scale della facoltà di Scienze politiche. Arrestata nel corso di una rapina pochi mesi dopo, Anna Laura Braghetti non si è mai pentita, non ha denunciato nessuno, non ha rinnegato il suo passato né concesso abiure pubbliche. È uscita dal carcere senza sconti, dai primi permessi negli anni ’90 sino alla condizionale nel 2002. Eppure forse nessun altro protagonista della lotta armata era cambiato quanto lei.
Più che la parabola della terrorista e poi della detenuta, uguale a quelle di tante altre e tanti altri in quegli anni, la biografia di Anna Laura è segnata da quella trasformazione troppo sincera, sofferta e intima per essere messa in piazza. La famiglia della sua vittima la aveva quasi adottata. Il fratello di Vittorio Bachelet, Adolfo, gesuita, le era stato vicino, la aveva voluta al suo capezzale, le aveva riservato un ultimo saluto ancora protettivo: «Muoio ma non ti lascio sola: c’è mio fratello Paolo», anche lui gesuita.
Quell’incontro con l’anima migliore del cattolicesimo e poi il rapporto di sorellanza destinato a durare tutta la vita, fino all’ultimo giorno, fino a ieri, con una nemica, una ex terrorista nera come Francesca Mambro con cui aveva scritto Nel cerchio della prigione, avevano cambiato profondamente la ex «carceriera di Moro». Di quello che la aveva spinta a prendere le armi era rimasta solo l’urgenza di fare qualcosa per gli altri, di migliorarne la vita. Lo ha fatto per trent’anni e passa, prima all’Arci-Ora d’aria, poi nella cooperativa Pronto Intervento Detenuti. Mai pentita in termini di legge Anna Laura lo era in termini di etica e morale umana.
Avrebbe voluto essere dimenticata. Voleva che il suo nome non evocasse più quella prigione del popolo e quello sparo sulle scale di Scienze politiche. Per anni le case editrici le hanno chiesto con insistenza di rieditare il libro di gran successo che aveva scritto nel 1998 con la giornalista Paola Tavella, Il prigioniero. Si è sempre rifiutata. Era un’altra donna, voleva essere vista solo per quello che era diventata e che è stata per gran parte della sua vita. Chi la ha conosciuta davvero la ricorderà così.


