
N.B. Il fantasma di Massetana Romana
17 Ottobre 2025
Fragili loro, non i cittadini: la maggioranza implode e il Pd resta a guardare
17 Ottobre 2025N.B. Conad in via delle Provincie: un caso di urbanistica che solleva domande di metodo
L’apertura del nuovo punto vendita Conad in via delle Provincie, in un’area già fortemente congestionata e servita da altre strutture commerciali, rappresenta un caso emblematico di pianificazione parziale, dove le scelte localizzative e infrastrutturali sembrano rispondere più alla logica delle opportunità immobiliari che a quella di un disegno coerente della mobilità cittadina.
La zona, compresa tra la rotatoria di via delle Provincie e l’imbocco della tangenziale per Firenze, è da anni uno dei punti di maggiore pressione veicolare. In questo contesto, l’inserimento di una media struttura di vendita costituisce inevitabilmente un nuovo attrattore di traffico. La domanda di fondo, quindi, resta aperta: perché proprio lì la Conad?
Dalle informazioni pubblicamente disponibili risulta che l’intervento ha interessato l’area di un ex deposito carburanti dismesso, lungo via delle Province. È ragionevole ritenere che, prima della realizzazione del nuovo edificio, sia stata effettuata la bonifica ambientale prevista dalle normative vigenti. Se così è, si tratta di un intervento che ha consentito il recupero funzionale di un sito precedentemente industriale, pur collocato in una posizione critica dal punto di vista della viabilità.
Per mitigare l’aumento dei flussi veicolari, il Comune ha programmato la realizzazione di una bretella di collegamento con Strada Fiume e di una nuova rotatoria, per un importo di oltre 650 mila euro. L’obiettivo dichiarato è la decongestione di via Fiorentina; tuttavia, la redistribuzione del traffico rischia di spostare la pressione verso la successiva rotatoria in direzione Firenze, senza risolvere il problema complessivo.
Il caso evidenzia un nodo cruciale per la città: la necessità di un approccio integrato alla pianificazione, che preceda le trasformazioni private e non le insegua. Siena ha bisogno di un modello di sviluppo che tenga insieme mobilità, sostenibilità e qualità urbana, evitando che ogni nuova opera nasca come compensazione a una scelta localizzativa già problematica.