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A Siena, lungo strada Massetana Romana, c’è un cantiere che racconta meglio di qualsiasi discorso il blocco delle decisioni pubbliche. Dove dovevano sorgere un supermercato Esselunga e due sale cinematografiche, restano solo impalcature ferme e una vicenda giudiziaria aperta.
Il progetto, avviato più di dieci anni fa e autorizzato nel 2016, avrebbe dovuto portare investimenti e nuovi posti di lavoro. Nel 2022 l’azienda acquisisce l’area e prepara l’apertura, prevista per fine 2024. Ma il 4 settembre di quell’anno la Procura di Siena dispone il sequestro del cantiere, ipotizzando una lottizzazione abusiva. Da allora tutto è fermo.
La giustizia farà il suo corso, ma resta il dato politico e urbano: un’area strategica della città trasformata in un buco nero, un investimento congelato, cento assunzioni sospese. Massetana Romana è divenuta un simbolo della lentezza amministrativa e dell’incapacità di prevenire i conflitti prima che esplodano.
In questi anni si sono succeduti atti, varianti e interpretazioni che hanno lasciato aperti troppi dubbi su destinazioni d’uso e impatti paesaggistici. L’assessore all’urbanistica, nonché vicesindaco, ha più volte dichiarato che il Comune “si muoverà solo sulla base di fatti accertati”. Ma questa prudenza, oggi, rischia di apparire come un segno di resa più che di equilibrio.
Oggi il cantiere è una ferita urbana, ma anche uno specchio: in esso Siena vede la propria difficoltà a decidere, a chiarire e a cambiare.
L’Esselunga di Massetana Romana è diventata un fantasma ingombrante, la prova di una città che si è abituata a convivere con l’incompiuto.
Chi doveva vigilare, e come si è potuti arrivare a questo punto?