In fila sotto il sole in centinaia per chiedere la Carta acquisti: la coda ieri a Napoli era lunghissima davanti la sede dei servizi sociali del Comune in via Salvatore Tommasi, a due passi dal Museo Archeologico nazionale. Si consegnavano i documenti per poter poi ritirare la card alla Posta. «È poca roba, non è il reddito di cittadinanza, ma serve sempre» spiegava ieri un ragazzo che ha già famiglia. «Questa è la fila della miseria» commenta una signora, che ha preferito non farsi inquadrare dai fotografi per la vergogna.

La massa di persone accorse dimostra quanto sia grave la condizione di povertà in numerose zone della città. Per accedere al sostegno occorre avere almeno 65 anni oppure figli minori di tre anni e un reddito Isee non superiore a 7.640,18 euro. Tutto quello che si ottiene sono 40 euro al mese, senza la possibilità di prelevare contanti, caricata automaticamente ogni due mesi con 80 euro. È utilizzabile per acquistare alimenti nei negozi convenzionati; per la spesa in farmacie e parafarmacie; per il pagamento delle bollette della luce e del gas alla Posta.

In Campania quasi una persona su due, il 46,3%, ha un reddito particolarmente basso oppure ha un lavoro insufficiente o, ancora, è in condizioni di deprivazione perché non riesce a pagare le bollette, a cambiare le scarpe o sostituire mobili rotti. La media Italiana è del 24,4%. A dirlo sono i dati Eurostat relativi al 2022. A Napoli e provincia ad agosto sono stati in 21.509 e ricevere l’sms con la sospensione del Reddito di cittadinanza. Chi non era già inserito tra i fragili in carico ai Servizi sociali del Comune è rimasto senza alcun sostegno.

Lo stesso Comune sta contattando i potenziali fragili: con il via libera avranno anche gli arretrati. Per tutti gli altri non resta che il Centro per l’impiego e la sottoscrizione di un piano di formazione per il lavoro, dalla firma riprenderanno a scorrere i giorni per avere il sussidio mensile di 350 euro. Sono gli stessi che probabilmente la Carta acquisti, per quanto misera, non l’avranno. Il governo, in sostanza, ha deciso che un’ampia fetta di forza lavoro, anche senza qualifiche e avanti con l’età, deve tornare nel mercato.

Dal Movimento disoccupati 7 novembre, spiega Edoardo Sorge: «Ho il cellulare pieno di messaggi, mi scrivono ad esempio “scusa, non posso venire alla riunione. Sono stata costretta ad andare a fare le pulizie in un albergo a Padova”, la mittente è una donna di 58 anni della provincia di Napoli. Oppure per 400 euro vanno a pulire nei ristoranti. Perché questo è l’effetto delle politiche del governo: un posto stabile e dignitoso non lo trovano ma comunque devono campare e così sono costretti di nuovo ad accettare lavori in nero o in grigio, paghe da fame oppure emigrare per fare la bassa manodopera pure se hanno quasi sessant’anni. Magari i padroncini della ristorazione e del turismo saranno felici di vedere nuova domanda di lavoro sul mercato, grazie alla quale abbassare salari e diritti, ma questo sta facendo salire la rabbia sociale. Dall’altro lato ci sono i negozianti di quartiere dei rioni popolari, ugualmente arrabbiati perché vedono sparire una clientela che riusciva a spendere grazie al Rdc».

Il 28 agosto partirà da piazza Garibaldi un corteo per rivendicare il salario per tutti: «L’obiettivo di Meloni, e dei padroni, è avere una massa di sfruttati da inserire ed espellere dal lavoro a seconda delle stagionalità, degli andamenti del mercato, delle lotte sindacali che si possono sviluppare in alcuni settori. Quindi rendere ricattabile una platea di almeno 860mila proletari in Italia, costretti ad accettare salari sempre più bassi, anche più bassi di quella miseria che si prendeva tramite il Rdc». Lo stesso giorni ci saranno manifestazioni anche a Cosenza e Palermo, il 25 a Catania.