Il premier riunisce i ministri sul testo Usa La tv di Stato: “Restano dei nodi”. Cautela di Beirut sul via libera a possibili interventi dell’Idf oltre il confine
L’accordo per il cessate il fuoco in Libano pare molto vicino e funzionari israeliani si sbilanciano nel dire che potrebbe essere siglato già questa settimana. Questione di giorni, forse di ore.
Nella serata di ieri Benjamin Netanyahu ha riunito a Gerusalemme ministri, rappresentanti della Difesa e diplomatici per discutere della proposta americana che prevede il ritiro dei miliziani di Hezbollah a nord del fiume Litani, il ritorno a casa dell’Idf e una forza internazionale di interposizione che faccia da garanzia e consenta la piena attuazione della risoluzione 1701 dell’Onu. Dopo l’incontro, due dei presenti hanno dichiarato alla stampa israeliana di essere ottimisti e di ritenere l’intesa possibile «entro la settimana». La tv pubblica Kan va oltre: citando una fonte del governo, diffonde la notizia che «l’accordo sulla tregua è stato chiuso», e se non c’è l’annuncio ufficiale è solo perché Netanyahu sta valutando come comunicarlo agli israeliani. Poi la stessa Kanfrena e si corregge: il via libera non c’èancora, manca qualche dettaglio.
Alla consultazione ministeriale c’erano, oltre allo Stato maggiore della Difesa, i ministri Katz, Saar, Smotrich e Ben-Gvir. È stata convocata d’urgenza dopo che l’inviato della Casa Bianca Amos Hochstain ha fatto arrivare un ultimatum a Netanyahu, che stava volutamente prendendo e perdendo tempo: «O accettate i termini della nostra proposta, oppure rimetterò il mandato di negoziatore». A quel punto il premier non ha potuto più aspettare e ha chiamato a raccolta i ministri, al termine di una delle giornate più violente del conflitto con Hezbollah: l’Idf ha bombardato pesantemente le periferie meridionali di Beirut abbattendo dodici palazzi, le milizie sciite hanno risposto lanciando 255 razzi e droni nel nord e nel centro di Israele, rivendicando anche di aver distrutto sei carri armati Merkava vicino alla zona costiera di Bayada. Circostanza, questa, non confermata dall’Idf.
Da quel che trapela, Israele ha ottenuto da Washington la garanzia di poter agire con l’aviazione all’interno del territorio libanese nel caso in cui, ad armistizio raggiunto, l’accordo sia violato da Hezbollah e l’esercito regolare libanese non intervenga. «Tutto peròdipende dalla definizione di violazione», ha sottolineato Netanyahu, alzando ancora una volta l’asticella del compromesso. In particolare agli israeliani interessa tenere sotto controllo il confine est con la Siria, da dove transitano di contrabbando le armi dell’Iran. Quello della libertà di intervento dell’Idf, tuttavia, è un punto cruciale e contestato dalla parte libanese. La delegazione americana lo fa rientrare tra i «dettagli che possono essere sistemati», ma per i leader sciiti, e anche per il governo libanese, è un elemento decisivo e difficilmente accettabile. Infatti ancora ieri sera si mostravano cauti e invitavano tutti a non dare per fatto l’accordo.
Detto questo, è oggettivamente un passo in avanti verso la tregua,raggiunta la quale si dovrebbe aprire un altro negoziato per il trattato di pace conclusivo. Durante la riunione di vertice a Gerusalemme, alcuni ministri hanno sollevato tre riserve da sciogliere prima di apporre la firma e che saranno porate all’attenzione del Gabinetto di guerra, che ha l’ultima parola. La prima riserva, come detto, riguarda l’ampiezza della libertà di azione in caso di violazioni. La seconda è se inserire o meno nell’accordo le storiche diatribe territoriali lungo il confine della Linea Blu, la terza è la richiesta di ridurre il coinvolgimento francese nel comitato militare che dovrà vigilare sull’accordo. Quest’ultima istanza nasce dal momento di crisi diplomatica tra i due Paesi, dovuta al sostegno di Parigi per i mandati di arresto contro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant spiccati dalla Corte penale internazionale e alla decisione escludere le industrie israeliane dalle fiere di armamenti. «Sono riserve superabili », si dicono convinti i funzionari di governo. Oggi in Israele è previsto l’arrivo del sottosegretario americano alla Difesa per gli affari del Medio Oriente, Dan Shapiro. Scopo della visita: definire gli aspetti della sicurezza legati al possibile, e forse davvero imminente, cessate il fuoco.