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17 Ottobre 2025
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17 Ottobre 2025Una protesta davanti al ministero dell’istruzione
Chiara Sgreccia
A lanciare la protesta il Tavolo nazionale per la scuola democratica, un insieme di persone di tutto il Paese unite del rifiuto delle Nuove indicazioni nazionali 2025 e dalla voglia di costruire la partecipazione in classe
«Vogliamo una scuola che educhi alla libertà e alla cooperazione, una scuola contraria a ogni forma di nazionalismo e chiusura identitaria, una scuola che guardi al futuro». A sostenerlo è il Tavolo nazionale per la scuola democratica. Un insieme di persone sparse in tutta l’Italia, docenti, studenti, genitori, educatori, sindacati e organizzazione del terzo settore che hanno deciso di unirsi per mostrare che è possibile costruire un sistema d’istruzione diverso da quello, autoritario e repressivo, che Giuseppe Valditara, il ministro dell’Istruzione e del merito, prova a imporre.
Il Tavolo, come spiega Carlo Ridolfi, che fa parte anche della Federazione italiana dei Cemea, è nato dal rifiuto netto nei confronti delle Nuove indicazioni 2025 per la scuola dell’infanzia e primo ciclo di istruzione, rese note dal Mim lo scorso 11 marzo, con l’intenzione di riformare le linee guida precedenti, del 2012, su cui la scuola ancora oggi struttura le sue capacità di insegnamento.
«L’obiettivo del tavolo, però – e di conseguenza, del movimento di persone che ha preso forma dalla sua fondazione – non è solo quello di dire no alle Indicazioni 2025 e al ritorno al passato che un documento dal forte impianto ideologico prospetta. C’è anche la voglia di dire sì, a una scuola democratica, inclusiva, a contatto con i territori».
Per questo la mobilitazione nazionale convocata per sabato 18 ottobre in tutto il Paese sarà anche una festa: «Una festa per una scuola democratica», chiarisce Ridolfi durante la conferenza stampa indetta proprio per rendere noti i dettagli della protesta. Da Bergamo a Cagliari, passando per Milano, Napoli e Palermo – solo per dire alcune delle 40 città che hanno aderito – il mondo della scuola scenderà in piazza per contrastare le Indicazioni 2025 in primis e in generale la visione di scuola di Valditara di cui queste fanno parte.
A Roma, dalle 10, ci sarà un sit-in davanti al ministero dell’Istruzione e lì sarà istituita una cabina di regia che terrà il filo di tutte le manifestazioni nel Paese con l’intento di evidenziare l’unità dei territori e del pensiero. Così si capisce dagli interventi dei rappresentati delle associazioni che fanno parte del Tavolo per la scuola democratica, che hanno partecipato al lancio pubblico della mobilitazione avvenuto nella Sede romana di Libera, la rete di associazioni in lotta contro le mafie, presieduta da Don Luigi Ciotti. Che, come ha spiegato Agnese Zingaretti, è orgogliosa di essere parte del Tavolo in quanto «anche il diritto allo studio è una questione di antimafia. Sappiamo, per fare un esempio, con quale frequenza nei territori periferici la mafia sfrutti le debolezze dei giovani per attrarli verso un guadagno facile, la scuola è necessaria per impedirlo».
La scuola che si mobilita contro le nuove indicazioni nazionali
Ad aver preso parte alla costruzione del tavolo, oltre al Movimento per la cooperazione educativa che, come ha spiegato Gabriele Vitello, è preoccupato dalle Nuove Indicazioni nazionali perché «prospettano una scuola non più capace di promuovere lo spirito critico e di mettere al centro gli studenti, ma rigida, volta a valorizzare i talenti invece di livellare le disuguaglianze», anche il Coordinamento genitori democratici, la Rete degli studenti medi, l’Unione degli Studenti, ActionAid, i sindacati come Cobas Scuola e Flc Cgil, per citare solo alcune delle organizzazioni intervenute durante la conferenza stampa.
Con l’obiettivo, ha chiarito per tutti Grazia Maria Pistorino della segreteria nazionale di Cgil scuola, non solo di difendere il ruolo dei docenti e la loro professionalità dalle riforme di Valditara, «ma anche i valori costituzionali che sono alla base della scuola secondo quanto costituisce la nostra Repubblica. Valori che strutturano anche una visione generale della società».
Per Pistorino le Indicazioni nazionali 2025 mostrano un chiaro cambio di approccio: mentre le precedenti si basano su una visione della società complessa, articolata.
Le nuove puntano sul corposo impianto normativo per strutturare un approccio autoritario e verticistico, «volto anche a richiamare un autorevolezza falsa del docente, cioè non costruita sulla professionalità ma che diventa portavoce o delle istanze del ministero o delle richieste delle famiglie: per creare un insegnante omologato, esecutore», conclude la rappresentante sindacale, convinta, come gli altri partecipanti al Tavolo nazionale per la scuola democratica, che quella del 18 sia una tappa importante di un percorso più ampio volto a costruire un sistema d’istruzione fondato sulla «partecipazione».
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