Ma noi siamo sicuri che vogliamo la pace?
14 Agosto 2024La ferita al cuore della Russia
14 Agosto 2024
Il ministero degli Esteri: prima ci sarà la pace prima riavranno le loro terre. «Presi 74 villaggi»
L.Cr.
La differenza più rilevante tra l’invasione ucraina e quella russa? A parte le dimensioni, la zona di Kursk occupata nell’ultima settimana è infinitamente più piccola delle regioni invase dai soldati di Vladimir Putin dal 2014 ad oggi: Mosca conquista per aggredire e annettere; Kiev invece reagisce per difendersi e prendere territori che poi vorrebbe rendere in cambio della resa dei propri. Si tratta di un distinguo fondamentale e che ieri il governo di Kiev ha cercato di rendere ben chiaro. «A differenza della Russia, l’Ucraina non necessita affatto delle proprietà di un altro popolo. Noi non siamo interessati a impadronirci del territorio di Kursk, ma intendiamo semplicemente proteggere le vite della nostra gente», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Heorhii Tykyi. La morale è semplice, a suo dire: «Prima i russi accetteranno la pace e prima riavranno indietro le loro terre». E ha ricordato che negli ultimi mesi la Russia aveva lanciato oltre duemila attacchi da Kursk verso la regione frontaliera di Sumy, utilizzando anche 255 bombe plananti e un centinaio di missili.
Una delle novità rilevanti delle ultime 48 ore è che, dopo il rigoroso silenzio iniziale, adesso gli ucraini stanno spiegando le modalità e le finalità dell’invasione di Kursk. «Nonostante le battaglie difficili e intense le nostre truppe continuano ad avanzare», ha dichiarato ieri Zelensky. Due giorni fa il suo capo delle forze armate, Oleksandr Syrskyi, aveva annunciato per la prima volta che le sue unità stavano controllando almeno 1.000 chilometri quadrati della regione. A suo dire nelle ultime ore avrebbero preso altri 40 chilometri quadrati. Pare che almeno 74 tra villaggi e cittadine russi siano ora in mano ucraina. Secondo alcuni analisti occidentali il corpo di spedizione ucraino non conterebbe tra i mille o duemila soldati, come ventilato inizialmente, bensì circa 12.000. Mosca manda rinforzi e mobilita truppe dalla zona di Zaporizhzhia, sul fronte meridionale. I portavoce del Cremlino ribadiscono di essere riusciti a fermare i nemici. Il tentativo dei comandi russi resta quello di non diminuire la pressione sul Donbass, dove gli ucraini dall’inizio dell’anno sono in gravi difficoltà e perdono lentamente terreno. Anche ieri sembra che i russi siano avanzati in direzione della città di Pokrovsk sparando missili e cannonate sulle zone urbane. I comandi ucraini segnalano 52 raid russi contro la città solo nelle ultime 24 ore, che equivale a circa il doppio di quelli che lanciavano una settimana fa.
Procede nel frattempo l’evacuazione dei civili russi dalle zone di Kursk. Mosca parla di intensi combattimenti nella cittadina di Maryinka, che si trova a circa 24 chilometri dal confine internazionale. La televisione russa trasmette le immagini di civili in attesa nelle strade per ricevere cibo e acqua dalla protezione civile. Si vedono organizzazioni di volontari che aiutano anziani e bambini verso gli autobus diretti fuori dalle zone a rischio. Sono scene che abbiamo visto quotidianamente dal febbraio 2022 nelle regioni ucraine investite dalla guerra e dai bombardamenti. «Non c’è luce, non abbiamo linee telefoniche, manca l’acqua. Non abbiamo nulla», dice un anziano alle telecamere. E aggiunge: «È come se tutti fossero volati via verso un altro pianeta e noi siamo stati lasciati soli. Gli elicotteri e gli aeroplani volano sulle nostre teste, abbiamo visto missili in aria. Cosa possiamo fare? Abbiamo lasciato tutto alle nostre spalle». Putin tre giorni fa aveva detto che uno dei fini dell’attacco ucraino era creare il caos e le rivolte in Russia. Ma, aveva aggiunto: «Hanno fallito».