MARCO BRESOLIN
La Commissione europea ha concluso le sue valutazioni sulla maxi-revisione del Pnrr proposta dal governo italiano. Secondo quanto risulta a “La Stampa”, il via libera potrebbe arrivare già oggi o al più tardi domani. Dopodiché l’Ecofin dell’8 dicembre darà l’approvazione definitiva, visto che tutte le risorse dovranno essere impegnate entro la fine dell’anno. È inoltre in dirittura d’arrivo l’ok alla richiesta di pagamento della quarta rata: la Commissione dovrebbe pubblicare la decisione la prossima settimana, ma non è escluso che lo faccia in concomitanza con l’annuncio sulla revisione del piano. Per ottenere l’esborso effettivo delle risorse serve il “timbro” del Comitato economico finanziario (l’organo in cui siedono i rappresentanti dei 27 ministeri delle Finanze) che ha un mese per esprimersi: questo dovrebbe consentire a Roma di incassare i 16,5 miliardi entro fine anno.
L’approvazione rappresenta un traguardo significativo per il governo Meloni e in particolare per Raffaele Fitto che ha gestito il dossier in prima persona. Il ministro degli Affari Ue aveva segnalato sin dal suo insediamento la necessità di cambiare il piano predisposto dall’esecutivo di Mario Draghi perché considerato irrealizzabile. Per questo, ad agosto, il governo aveva inviato a Bruxelles una proposta di revisione che modificava 144 misure, tra riforme e investimenti.
Una scelta che ha permesso di destinare 19,2 miliardi al nuovo capitolo RePowerEu per la transizione energetica anche grazie al definanziamento di una serie di interventi (per un valore pari a 15,9 miliardi), con l’impegno a realizzarli comunque utilizzando fondi nazionali. La decisione aveva sollevato polemiche e creato malumori, soprattutto tra gli enti locali, perché prevede di cancellare dal Pnrr 6 miliardi destinati agli interventi per l’efficienza energetica e la valorizzazione del territorio nei Comuni, 3,3 miliardi per progetti di rigenerazione urbana, 2,5 miliardi per i piani urbani integrati e oltre 1,2 miliardi per la lotta contro il dissesto idrogeologico.
Sin dall’inizio della trattativa, gli addetti ai lavori nei palazzi di Bruxelles non erano parsi entusiasti di queste scelte perché andavano a toccare alcuni dei pilastri che sono alla base del Next Generation Eu, come le politiche di inclusione e la transizione ecologica. Ma la Commissione non ha potuto far altro che prendere atto della decisione del governo di usare fondi nazionali per sostenere i progetti definanziati e per questo dovrebbe sostanzialmente confermare la proposta elaborata da Roma. Nel fare la sua valutazione, infatti, l’esecutivo europeo non è entrato nel merito dei singoli progetti che sono stati aggiunti o tolti dal Pnrr, visto che il piano europeo lascia questa scelta ai governi. L’esecutivo Ue si è limitato ad accertare l’esistenza di “cause oggettive” tali da giustificare la revisione del piano (come ad esempio l’aumento dei costi inizialmente previsti e la carenza di materie prime legata alle strozzature nelle catene di approvvigionamento) oltre che la compatibilità dei nuovi progetti con le “milestone” e i “target” concordati al momento della stesura del piano. È su queste basi che nelle prossime ore dovrebbe arrivare il via libera di Bruxelles.
Per quanto riguarda l’ok alla richiesta di pagamento della quarta rata, l’Italia dovrebbe incassare entro fine anno i 16,5 miliardi previsti dopo la modifica introdotta a luglio. Per sbloccare il pagamento della terza tranche, che era congelata dal 31 dicembre del 2022, governo e Commissione avevano concordato un “escamotage”: il target quantitativo dei 7.500 posti letto per gli studenti (non raggiunto) era stato trasformato in un traguardo intermedio (l’avvio delle assegnazioni per completare tutti i 60 mila posti letto entro il 2026). Di conseguenza, si era deciso di decurtare dalla terza rata i 519 milioni di euro corrispondenti (a ottobre l’Italia ha incassato 18,5 miliardi anziché i 19 inizialmente previsti) spostandoli sulla quarta.