New York
Il pronunciamento di Barack Obama appare ai più una pietra tombale alle sempre più flebili aspirazioni di Joe Biden a un secondo mandato alla Casa Bianca. Non solo perché arrivano dal suo ex “principale”, ma anche perché il primo presidente afroamericano della storia Usa, sino ad alcuni giorni fa, sembrava inamovibile nel sostenere la perseveranza dell’attuale inquilino della Casa Bianca. E invece ieri è giunta notizia della brusca virata con Obama che già nei giorni precedenti avrebbe confessato agli alleati come la strada di Biden verso la vittoria a novembre si fosse notevolmente ristretta, e che il presidente avrebbe dovuto considerare seriamente la fattibilità della sua candidatura.
È il Washington Post a spiegare che l’ex presidente ha parlato con Biden solo una volta dal dibattito, ma dietro le quinte è stato molto attivo sulla questione, interfacciandosi con molti democratici ansiosi fra i quali l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi, non facendo mistero del timore innescato dai sondaggi e dai donatori che stanno scaricando Biden. Non è chiaro come mai Obama abbia mantenuto un atteggiamento dicotomico, fiducioso in pubblico, preoccupato in privato, ma a spingerlo ad uscire allo scoperto potrebbe essere stato l’editoriale a firma di George Clooney sul New York Times, con cui l’icona hollywoodiana invitava il presidente a meditare su un passo indietro. Ancor di più perché i due, tra cui c’è un legame stretto, avevano visto Biden per l’ultima volta assieme in una raccolta fondi a Los Angeles, subito dopo il G7 in Puglia, occasione durante la quale il presidente è apparso assai provato agli occhi dell’artista.
Il cambio di passo di Obama è una spada di Damocle sulla testa di Biden il quale potrebbe cedere – riferisce il sito Axios citando democratici di alto livello – forse già nel fine settimana. Il presidente «in privato è rassegnato alle crescenti pressioni e ai sondaggi negativi», dicono le fonti parlando di azione «coordinata» condotta dai vertici del Partito. Il leader dei democratici in Senato, Chuck Schumer, gli avrebbe consigliato di fare un passo indietro e l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi gli avrebbe fatto notare che se non lascia il rischio è quello di bruciare le chance su una riconquista della Camera. Un messaggio simile lo ha consegnato a Biden anche il leader dei democratici alla Camera Hakeem Jeffries. E, secondo alcuni, a farsi sentire in questo senso potrebbe essere anche Hillary Clinton replicando la giravolta di Obama.
Dalla scuderia Biden tuttavia non filtrano segnali di cedimento. «Non stiamo lavorando a nessuna eventualità per cui Biden non sia alla guida del ticket presidenziale. È e sarà il candidato democratico», afferma il vice della campagna del candidato Dem, Quenton Fulks, ribadendo che il presidente «resta in corsa». «Il vicepresidente fa parte del ticket Biden-Harris. La nostra campagna non funziona in nessuno scenario in cui il presidente Biden non sia il migliore. È e sarà il candidato democratico», ha detto durante una conferenza stampa del Comitato nazionale democratico a Milwaukee, nell’ultimo giorno di lavori della Convention repubblicana. Alla domanda se Biden sia ricettivo alle conversazioni sull’abbandono della corsa, Fulks ha risposto: «Il presidente lo ha detto più volte, resterà in questa corsa». E a chi gli ha chiesto come i democratici intendano contrastare il fronte apparentemente unito dei repubblicani alla Rnc, Fulks ha detto: «Dobbiamo contrastarlo con l’unità».
Si spinge oltre il senatore democratico Alex Padilla della California, che fa anche parte del comitato consultivo della campagna Biden-Harris, il quale in un altro briefing, sempre nella città del Wisconsin, ha mantenuto fermo sostegno alla candidatura del presidente: «Biden ha il controllo dei delegati», sebbene i «sondaggi possono cambiare in 120 giorni e si evidenzino sempre i senatori e i deputati che remano contro Biden, la stragrande maggioranza lo appoggiano». «Noi – ha ribadito Padilla – siamo un partito dove ci sono differenze, non come i repubblicani che sono stati inquadrati e allineati dietro Trump». Anche dalla Casa Bianca non trapelano – gioco forza – segnali di cedimento, con il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale John Kirby che in un briefing con un ristretto gruppo di giornalisti ha precisato: «Dobbiamo assicurarci che il presidente Biden stia bene, ma ci aspettiamo che sia in grado di incontrare Benjamin Netanyahu la prossima settimana», durante la missione a Washington del premier israeliano.