Segnali di speranza dal negoziato del Cairo Ma i tempi sono stretti e l’intesa potrebbe saltare all’ultimo
TEL AVIV — Le bandiere, i fumogeni rossi. Le urla al megafono, l’enorme striscione a terra: “Rafah può aspettare, loro no”. I parenti degli ostaggi sanno che l’occasione non si può perdere: l’accordo con Hamas per riportare a casa i loro familiari è dietro l’angolo, ma è un angolo cieco e insidioso. Il destino del conflitto a Gaza; l’incubo di un nuovo attacco israeliano per stanare «i 4 battaglioni » di miliziani asserragliati nell’ultima roccaforte; la possibilità di iniziare un processo di distensione, tutto è nascosto dietro quell’angolo.
Secondo il canale sauditaAl-Sharq ,la delegazione di Hamas è al Cairo per «chiarire alcuni punti» della bozza di accordo scritta dall’Egitto, che guida questo round finale dopo i ripetuti insuccessi della mediazione qatariota. Poi «continueranno a studiarla a Gaza». «Quella che Hamas ha davanti è una proposta estremamente generosa da parte di Israele, e in questo momento l’unica cosa che si frappone tra la gente di Gaza e il cessate il fuoco è Hamas», dice il segretario di Stato Usa, Antony Blinken: «Devono decidere, e devono farlo in fretta. Spero prendano la decisione giusta».
Al World economic forum di Riad, Blinken ha incontrato i ministri che guidano le diplomazie, ed è lì che si gioca la partita più grande: la stabilizzazione del Medio Oriente. Gaza ne è un tassello fondamentale, non l’unico. Nei mesi scorsi «abbiamo fatto un grande lavoro insieme », dice riferendosi ai rapporti tra Usa e Arabia Saudita. L’obiettivo è la normalizzazione dei rapporti tra sauditi e Israele attraverso un accordo tra Washington e Riad. Sicurezza congiunta e cooperazione nucleare, ma occorre riportare la calma nella Striscia e aprire la strada per il riconoscimento della Palestina e per la soluzione dei “due Stati” che convivono in confini certi.
Ecco perché stavolta intorno all’accordosul cessate il fuoco e sugliostaggi c’è più ottimismo. Hamas ha ricevuto «una proposta generosa», dice a Riad anche il ministro degli esteri britannico, David Cameron, spiegando qualche dettaglio: «Molte migliaia» di palestinesi sarebbero rilasciati in contropartita. Hamas dovrebbe liberare 33 rapiti, i cosiddetti “fragili”: i malati, le donne e gli uomini oltre i 50 anni. Poi scatterebbeun cessate il fuoco di 40 giorni, durante il quale l’Idf arretrerebbe permettendo a chi si è rifugiato al Sud di tornare al Nord.
Sono indiscrezioni, perché è in queste pieghe il vero cuore della trattativa. Il nodo è il non detto, come il destino di Sinwar e degli altri leader braccati. L’accordo non può essere solo “giusto”, deve essere conveniente per chi lo sigla, senza essere “sconveniente” per chi dovrà renderne conto. Un equilibrio difficile da trovare, ma le parti sono vicine.
Per la prima volta Hamas ha accolto la bozza dicendo che «non presenta ostacoli insormontabili». In tutte le altre aveva alzato scetticismo e critiche ben prima della bocciatura formale. Quanto a Israele, le tensioni politiche sono alle stelle ma la pressione delle famiglie degli ostaggi è forte. Una delegazione di 007 dovrebbe partire oggi per l’Egitto, se Hamas non avanzerà prima richieste inaccettabili. L’obiettivo, sostiene Walla , è continuare i colloqui senza perdere tempo. Se il terreno sarà fertile, un accordo potrebbe arrivare rapidamente: una fonte egiziana ha detto aAl-Sharq che «si aspettano un annuncio di cessate il fuoco alla fine della settimana, dopo aver elaborato gli ultimi dettagli dell’accordo » .Canale 12 ,tv pubblica israeliana, è sulla stessa linea: Israele ha fatto «grandissime concessioni», siamo a un passo ma Hamas deve smettere di chiedere «la fine della guerra » e il «ritiro completo» da Gaza. Israele ha però fatto sapere di essere disponibile a trattare una «calma a lungo termine» in una seconda fase dell’accordo, in cambio del ritorno di tutti gli ostaggi. «Molti segnali indicano che il negoziato potrebbe essere a un punto di svolta», dice a Riad il vicepremier Antonio Tajani.
Ma mentre l’accordo si prende occhi e ansie del mondo, i raid aerei israeliani continuano a colpire Rafah: ieri 26 morti, secondo i palestinesi, tra cui un nueonato. Blinken riconosce all’alleato «progressi misurabili» nella situazione umanitaria aGaza, ma ricorda che un attacco a Rafah è insostenibile senza tutelare i civili. Lasciata l’Arabia continuerà la missione in Giordania e Israele, ma sui colloqui pende la scure dei possibili ordini di arresto della Cpi a Netanyahu e ai vertici della Difesa per «crimini di guerra». SecondoBloomberg i Paesi del G7 sono in pressing sull’Aia per paura che la decisione ostacoli l’accordo facendo saltare la tregua.