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Bando Housing universitario: Siena rimane fuori dal maxi-investimento da 1,2 miliardi
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L’allarme del rettore Roberto Di Pietra è inequivocabile: “Senza un intervento del governo, li perderemo tutti”. Cento ricercatori dell’Università di Siena, assunti con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovranno lasciare l’ateneo entro la fine del 2025. Di questi, solo “meno di dieci” potranno essere trattenuti per uno o due anni. Un bilancio che trasforma quello che doveva essere il rilancio della ricerca italiana in una conta dei danni.
La situazione senese rivela l’inadeguatezza di una strategia che ha confuso l’investimento temporaneo con lo sviluppo strutturale. I fondi PNRR, pensati per modernizzare il Paese, hanno creato un effetto boomerang: invece di stabilizzare la ricerca, hanno alimentato illusioni destinate a infrangersi contro la realtà dei contratti a termine.
La vera questione è un’altra: quanto di questo investimento ha realmente radicato la ricerca nel tessuto economico senese? Siena ha un patrimonio industriale consolidato nel farmaceutico (GSK), nell’agroalimentare, nel turismo culturale e nelle tecnologie per i beni culturali. Eppure emerge una domanda scomoda: quanti dei progetti PNRR hanno creato ponti con questo territorio? Quante collaborazioni sono nate con le aziende locali? Quanti spin-off potrebbero ora assorbire questi ricercatori in uscita?
Nel mondo accademico, il prestigio si misura spesso sul numero di ricercatori che si riesce a “tenere”. Una logica che ha trasformato i fondi PNRR in una gara a chi assumeva di più, senza strategia di lungo periodo. Il risultato: ricercatori eccellenti formati con soldi pubblici che dovranno cercare fortuna altrove.
La crisi senese suggerisce la necessità di ripensare l’approccio: i fondi pubblici dovrebbero essere strumenti per costruire ponti duraturi tra eccellenza accademica e sviluppo territoriale, non solo iniezioni temporanee di risorse. La sfida è complessa, considerando i vincoli di bilancio e le urgenze del momento, ma senza una strategia più integrata si rischia di perdere opportunità preziose. Siena, con la sua tradizione di sapere, potrebbe invece diventare un modello di come coniugare ricerca d’eccellenza e radicamento territoriale.
Il tempo delle scuse è finito. È ora di decidere se l’università italiana vuole essere un parcheggio temporaneo per giovani talenti o un vero investimento per il futuro del Paese.