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Dopo lo slittamento, i colloqui con enti e fondazioni per l’acquisto dei titoli. L’ipotesi 2025
di Daniela Polizzi e Andrea Rinaldi
La data non c’è ancora. E le indiscrezioni finanziarie non scartano l’ipotesi di un rinvio al 2025 per la nuova tranche di Poste. Di certo c’è che il titolo fa gola a molti. È un investimento sicuro, come il suo dividendo, paragonabile a quello in Cdp. Ma toccherà aspettare le decisioni del Mef dopo il rinvio del collocamento che era atteso questa settimana.
Il mercato ipotizza che il governo non abbia voluto far coincidere il collocamento del 14% di Poste con la discussione della manovra e, in particolare, abbia preferito attendere gli esiti del concordato fiscale. Ma un altro degli argomenti che emergono tra gli addetti ai lavori è che il rinvio sia funzionale ad aumentare la componente nazionale nell’operazione. Alcune interlocuzioni avrebbero avuto luogo tra il Mef e i vertici delle fondazioni bancarie sull’opportunità di sottoscrivere una porzione della quota che il Tesoro metterà sul mercato. Ci sarebbe anche la Crt a fianco di Cariplo, Cuneo, Cariparo e CariFirenze oltre ad altri enti che hanno già in pancia piccole quote di Poste, per creare così un nocciolo di azionisti tricolori. L’investimento nella società guidata da Matteo Del Fante ha il profilo tipico di investitori come le fondazioni che cercano rendimenti costanti. Il titolo negli ultimi dodici mesi è cresciuto del 44%.
Le scadenze
Poste presenta i conti il 6 novembre e il 18 pagherà il dividendo agli azionisti
Poste presenterà i conti il 6 novembre e il 18 pagherà il dividendo, cosa che non blocca l’operazione ma ne complica i calcoli. È possibile, si ipotizza, che il collocamento prenda corpo tra il 20 novembre e la prima decade di dicembre, l’ultima finestra disponibile dell’anno. Intanto, sul mercato ssi fa strada l’ipotesi che l’operazione possa essere rinviata al 2025. Le fondazioni italiane sarebbero disponibili a investire circa 150- 200 milioni, coprendo così il 6-8% dell’offerta, anche se il governo non starebbe sollecitando l’operazione. Il collocamento, che ha avuto il via libera del governo con l’apposito decreto di settembre, potrebbe vedere un aumento della quota retail che gli analisti hanno stimato tra il 30 e il 35%. Ma i pesi tra istituzionali e piccoli risparmiatori non sono mai stati comunicati.
Possibili soci
Oltre all’attenzione dei fondi, Montepaschi stimola l’interesse di Unipol ed Enrico Marchi
Quanto al Monte dei Paschi, la nuova tranche attesa sul mercato a novembre non dovrebbe sovrapporsi a quella di Poste. I due gruppi hanno serbatoi di investitori che non si sovrappongono completamente. Fermo restando l’interesse degli investitori internazionali, che in più di un collocamento hanno dimostrato di apprezzare il titolo, a considerare Siena sarebbero, con logiche diverse, il patron di Banca Finint, Enrico Marchi: e il gruppo Unipol. Con il primo che starebbe lavorando a una cordata di imprenditori per rilevare un 10% circa della banca toscana. E il secondo che legherebbe l’ingresso «esclusivamente in funzione di un accordo commerciale», cioè collegato «alle potenzialità del business bancassicurativo del Monte, in particolare nel ramo Danni».