di Marco Belpoliti
Conoscete David Seymour? Il suo nome d’arte è Chim. Nato a Varsavia nel 1911, di cognome fa Szymin, appartiene a una famiglia di editori ebrei con autori come Sholem Asch e Isaac Bashevis Singer. Appassionato di fotografia, va a Parigi ed è uno dei fondatori della mitica Magnum con Robert Capa e Henri Cartier- Bresson. Nel 1936 è in Spagna e fotografa la Guerra civile; le sue foto sono sulle pagine di giornali internazionali. Nel 1939 ripara in Messico e quindi si sposta negli Stati Uniti dove diventa cittadino americano. Si arruola prendendo il nome di Seymour: sarà fotografo aereo durante il conflitto. I suoi parenti rimasti in Polonia sono deportati e muoiono ad Auschwitz. Nel dopoguerra torna nell’Europa devastata con un incarico dell’Unesco e realizza un reportage sull’infanzia: bambini e ragazzi in giro per il Vecchio continente. Le immagini sono raccolte in un libro capitale: Children of Europe. Morirà giovane in Egitto durante la crisi di Suez del1956, colpito per errore da una mitragliatrice. Ora a Venezia, a Palazzo Grimani (fino al 17 marzo), c’è una sua mostra a cura di Marco Minuz, che include scatti dal 1936 al 1956. Un’occasione unica per conoscere un fotografo eccezionale e troppo a lungo dimenticato.
Nel 1950 Chim era stato in Italia e, sollecitato dall’amico Carlo Levi, l’autore diCristo si è fermato a Eboli(1945), aveva percorso un tragitto attraverso la Calabria sempre su incarico dell’Unesco per documentare la campagna in corso contro l’analfabetismo. Dagli archivi dell’organizzazione sono riapparse le centinaia di foto che Seymour aveva consegnato in album dettagliati intitolati:They Did Not Stop at Eboli,
accompagnate da un testo di Levi pubblicato su Courrier (5, n.3, 1952) rivista della organizzazione.
Partito da Morano Calabro, Chim si ferma a Spezzano Albanese, a Capistrano, a Saucci, e poi risale per San Nicola da Crissa e Cimino, quindi si ferma a Roggiano Gravina, un paese dove l’analfabetismo raggiunge praticamente il cento percento, e in cui 700 adulti frequentano la scuola creata dall’Unione Per la Lotta Contro l’Analfabetismo. Comunisti e democristiani sono seduti gomito a gomito negli stessi banchi scolastici.
Si tratta di foto memorabili che raffigurano anziani contadini con il pennino in mano nell’atto di scrivere le lettere dell’alfabeto e ragazzini vicino a malconce carte geografiche appese nelle aule. Sono costruzioni di legno con vecchi banchi, che ospitano bambini senza scarpe, intenti a cimentarsi con riquadri di carta con cui comporre parole o a spingere la Vespa del maestro che non parte. L’Italia meridionale appare, a cinque anni dalla caduta del fascismo, identica a quella descritta da Carlo Levi nel suo racconto di confino. Tra i banchi anche le donne con i figli, il capo coperto da fazzoletti scuri. Come nel libro composto attraversando Grecia, Austria, Ungheria, Italia, e altre nazioni, per documentare le condizioni di vita dei bambini e dei ragazzi dopo la guerra mondiale, Chim dimostra un occhio solidale,capace di cogliere la fatica degli adulti e insieme lo sguardo divertito e irriverente dei bambini. Sono proprio gli anziani, in realtà uomini non vecchi, ma logorati dalle fatiche, a colpire con le loro posture assorte nello sforzo di impugnare cannucce munite di pennini, mentre nella vita di tutti i giorni, come mostrano altre immagini, li impegnavano con zappe e vanghe. Un mondo remoto, arcaico, fermo da secoli e privo d’istruzione e cultura.
Leggere, scrivere e far di conto, anche se a colpire Chim sono i quaderni in cui gli uomini tracciano lettere corsive, e il gesto incerto eppure compunto. Le strade sono ricoperte di ghiaia e i mezzi di trasporto, salvo la moto del maestro, sono assicurati da asini e cavalli. Negli occhi dei ragazzi c’è, oltre alla strafottenza che l’età fornisce copiosamente, una tristezza senza requie, una forma di rassegnazione che negli sguardi degli adulti si trasforma in deliberata volontà di apprendere. Quanta fatica comunicano queste fotografie che al ritorno negli Stati Uniti Seymor raccoglie in accurati album con le stampe a contatto e fornite dalle scritture memoriali di Paul Legrand: Italy FightsThe Battle Against Illiteracy.
Il tutto è diventato un libro edito da Giovanna Hendel, Carole Naggar e Karin Priem (Unesco Publishing) con le lettere di Chim su carta intestata della Agenzia Magnum all’amico Carlo Levi, fotografato in precedenza a Roma. Juri Meda racconta in un ampio saggio non solo questo viaggio al sud di Seymour, ma anche quelli di altri fotografi e intellettuali tra cui Umberto Zanotti Bianco, antifascista, poi nominato senatore a vita da Luigi Einaudi, che nel 1946 narra sulle pagine de Il Ponte di Piero Calamandrei il suo viaggio-inchiesta in Calabria ad Africo: «La miseria, come ho potuto constatare, è veramente generale. Non ne ho cuore… l’altro giorno ho rinviato un bambino perché non aveva la penna, sperando che andasse a comprarla: non è più tornato ».
Nel 1948 Tino Petrelli fotografa perL’Europeo il medesimo villaggio con ragazzini che compitano i fogli imparando a leggere; nel 1952 è Federico Patellani, fotografo neorealista, uno dei più bravi, su Tempo a pubblicare un altro reportage intitolato: Italia Magica con le immagini delle misere scuole rurali primarie. Nel 1954-57 Ando Gilardi, sulle tracce di Seymour, o almeno memore di quel lavoro, ritrae i ragazzini della scuola di Melissa, in gran parte scalzi, seduti su un lungo tronco con le mani alzate in risposta a qualche richiesta o comando; e ancora il ritratto della scuola dei bambini poveri fondata nel Cortile Scalilla a Palermo da Goffredo Fofi. Ma ci sono, sempre negli anni Cinquanta, altri fotografi come Enzo Sellerio, Mario De Biasi e Fulvio Roiter che lavorano in Sicilia a testimoniare con costanza le esperienze di Danilo Dolci e altri maestri. Chim con il suo buonumore, lo spiccato umorismo ebraico e l’ottimismo di uomo vissuto in mezzo a guerre e disperazioni, è stato davvero un fotografo significativo, l’antesignano di una fotografia sociale che nel nostro Paese ha avuto dopo di lui autori importanti.