La proposta di Fabio Pacciani per il Polo Civico Siena sul futuro della Fondazione Biotecnopolo
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31 Agosto 2022Chi non ha immaginato la forma che avrebbe assunto il Duomo di Siena se fosse stato portato a termine il progetto che avrebbe mutato in transetto i volumi attuali? Chi non si è avventurato a sognare quale rapporto si sarebbe stabilito in uno spazio di strabiliante respiro tra la cattedrale ampliata e ristrutturata e il Campo? L’idea affidata nel 1339 a Lando di Pietro fu interrotta di necessità per rovinosi crolli strutturali, per mancanza di risorse e infine per il dilagare funesto delle peste nera. Se oggi vien da riproporre una domanda tante volte formulata è per il dibattito che si è acceso quando si è saputo che il Comune sta studiando un’iniziativa che dovrebbe riempire il vuoto: un’installazione metallica da collocare, sembra, per 6/8 mesi in piazza Jacopo della Quercia. Era stata stanziata la cifra di 150mila euro per costruire un modellino che esplicitasse le intenzioni dell’artista incaricato dell’impresa, ma le prospettiva si è fatta fumosa anche per le vivaci e puntuali osservazioni critiche mosse da più parti con argomentazioni serie e preoccupanti. Il sindaco Luigi De Mossi se n’esce, non di rado, in ipotesi fantasiose ed è convinto che per inserire nella città linguaggi di un’estetica contemporanea si debba dar via libera a iniziative stravaganti e di banale “modernità”. Questo lato della sua sensibilità non merita condanne sbrigative. C’è un assillo in lui che evidenzia un’inquietudine effettiva e ambizioni comprensibili. Se non che, invece di applicarsi a questioni strategiche da tempo emergenti e lavorare sulla base di un non improvvisato quadro di priorità, si inseguono soluzioni che nulla apporterebbero di rilevante. Tornando al tema del fantomatico Duomo Nuovo e dell’opera semicommissionata al giovane Edoardo Tresoldi (milanese, classe 1987), non è fuori luogo riflettere su aspetti determinanti (garbugli amministrativi a parte). Quello spazio vuoto deve essere modulato dalla fantasia di chi lo attraversa e vi sosta, liberato dall’uso di posteggio, affidato all’immaginario di ognuno. Non si tratta di tirar fuori il romantico ardore per l’archeologia dell’incompiuto, ma di sollecitare una visione che non induca a “ingabbiarlo” in uno schema destinato solo a far rumore pubblicitario. Si è detto: il progetto (costo due milioni e cinquecentomila ) si realizzerà se vi saranno sponsor generosi disposti a sostenerlo. Perché, invece di attendere passivamente o di fantasticare un vacuo “fundraising ” non si assume un ruolo davvero più attivo e si lavora attorno alle grandi priorità di cui a vuoto si discute? Assicurare che un progetto si farà solo se sarà a costo zero non è onorevole: c’è il rischio che qualcuno dica sì e consideri il tema in chiave seccamente commerciale. Si è istituita una Fondazione per il Santa Maria delle Scala che ha le casse pressoché vuote e, anziché assegnare il primo posto a difficili finalità allo “stato nascente” si lanciano fantascientifiche bizzarrie. Da ultimo è spuntata l’idea di fare di piazza del Mercato una sorta di terrazza panoramica che consenta di scoprire la città da angolazioni inedite. “No comment ”! Siena ha bisogno per le attività e soprattutto per le infrastrutture culturali di un’Agenda di qualità, concreta e incisiva. Non di estemporanee invenzioni.
Roberto Barzanti