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27 Aprile 2025Ma non doveva già essere il Santa Maria della Scala il Centro Senese per l’Innovazione Culturale? E com’è finita? In un fallimento. Da anni si promette rilancio, innovazione, partecipazione. Oggi il progetto è abbandonato, senza una guida, senza una visione, senza risultati.
E chi è oggi l’amministratore responsabile della cultura a Siena?
E chi si propone per un “nuovo tavolo di co-progettazione”? Comune, Università, Fondazione Monte dei Paschi: gli stessi che avrebbero dovuto essere il motore della Fondazione Santa Maria della Scala, della quale ancora oggi non si è nemmeno capito quale forma giuridica abbia.
Invece di fare autocritica, si ricomincia con lo stesso schema, sperando che la città non se ne accorga. Si cerca di costruire una nuova scatola vuota sopra le macerie di quella vecchia, senza nemmeno il coraggio di ammettere il fallimento precedente.
La verità è che non siamo davanti a una proposta innovativa: siamo davanti alla certificazione ufficiale della crisi della maggioranza.
Con l’apertura di Monaci e l’adesione di Sena Civitas a questo linguaggio da manuale della politica inconcludente, si chiude un cerchio: la debolezza è ormai evidente. Non potevamo sperare in una fotografia migliore dello stato reale delle cose.
Siena non ha bisogno di nuove sigle o nuovi slogan: ha bisogno di verità, competenza e capacità di governo. Tutto ciò che oggi manca.
(p.p.)
L’appello di Monaci non convince Piccini
siena
Dopo l’intervento di Alfredo Monaci, presidente di Siena Ideale, sul futuro della città, arrivano due risposte che arricchiscono il confronto sul destino economico, sociale e demografico di Siena.
Pierluigi Piccini, ex sindaco, pur riconoscendo la concretezza delle criticità individuate da Monaci, sottolinea una contraddizione di fondo.
“La tua analisi, per quanto condivisibile, arriva da chi ha fatto parte per anni di quel sistema politico che oggi viene descritto come fallimentare”, afferma Piccini.
Secondo l’ex primo cittadino, le difficoltà senesi sono il risultato di “un modello politico fondato su rendite di posizione, logiche di conservazione e compromesso, più che di innovazione”.
Non mancano richieste di coerenza: “È stonato evocare oggi discontinuità epocali, quando per anni non si è fatto nulla per avviarle. Il cambiamento vero non si annuncia, si pratica. E passa anche dalla messa in discussione di incarichi e posizioni, soprattutto quando ottenuti secondo logiche che oggi si riconoscono come parte del problema”.
Piccini invita quindi a rompere con il passato e ad avviare una vera verifica interna: “Chi oggi si propone come interprete del cambiamento deve dimostrare, con atti concreti, di non voler solo cambiare i nomi, ma di voler cambiare davvero le regole del gioco”.
Anche Sena Civitas interviene nel dibattito, scegliendo però un approccio più propositivo. “Accogliamo con favore ogni confronto che non si limiti alla diagnosi, ma che sappia generare idee, alleanze e percorsi concreti”, scrive il gruppo. L’accento viene posto sulla necessità di lavorare insieme per creare una piattaforma condivisa di innovazione, soprattutto a favore delle nuove generazioni. “Proponiamo di avviare un tavolo di co-progettazione, con il coinvolgimento del Comune, dell’Università, della Fondazione Monte dei Paschi e delle realtà giovanili e culturali più attive, per valutare la creazione a Siena di un Centro Senese per l’Innovazione Culturale e Sociale”.
L’obiettivo, per Sena Civitas, è “un metodo di lavoro aperto e concreto, capace di unire istituzioni e società civile in una visione di città che scelga di generare futuro”. Il dibattito è aperto.
A.Bi.S.