
Il palazzo dei sogni di Donald Trump
17 Ottobre 2025
«No alla scuola del passato». Quaranta piazze contro la “cura” Valditara
17 Ottobre 2025Per sopravvivere politicamente, il governo Lecornu ha scelto di congelare tutto. Ma in un mondo in movimento, l’inazione ha conseguenze reali – e spesso drammatiche
di Anne-Sophie Moreau
Dunque era questo il segreto per placare la destra e i socialisti: scegliere l’inazione. Stanco di essere rovesciato come un birillo, il primo ministro Sébastien Lecornu sembra essersi detto che nulla deve cambiare affinché nulla cambi. Da qui la timidezza delle sue proposte che, al di là di qualche piccolo provvedimento, si riducono a voler congelare l’esistente. Si “gela” il barème dell’imposta sul reddito, si “sospende” la riforma delle pensioni, si decreta un “anno bianco”, ossia il mantenimento di alcune spese pubbliche al livello dell’anno precedente.
Sembra così innocuo, un “anno bianco”: lo si immagina dolce e indolore, fluttuante nella brina di gennaio 2025 come leggeri fiocchi di neve, avvolgendo in una nebbia ovattata la nostra frigidità collettiva. La strategia è abile: chi mai penserebbe di ribellarsi contro un’assenza di azione? Quando ci si mobilita, è generalmente per protestare contro un cambiamento che ci dispiace. In un certo senso, il governo sembra aver ascoltato: incapace di riformare alcunché, si è rassegnato a bloccare tutto – in questo caso le spese pubbliche e le consuete misure di adattamento alla congiuntura, come la rivalutazione delle pensioni e dei minimi sociali in base all’inflazione.
Il movimento è la realtà stessa
Ma questa assenza di cambiamento è solo apparente. Che piaccia o meno ai vari Lecornu, non si può fermare né il tempo né la realtà. Quest’ultima è “creazione continua di imprevedibile novità”, come formula Henri Bergson in Il possibile e il reale. “A dire il vero, non c’è mai vera immobilità, se con questo intendiamo un’assenza di movimento”, spiega il filosofo.
I nostri responsabili politici si stringono la mano da un partito all’altro credendo di restare immobili, come i passeggeri di Bergson che viaggiano su treni paralleli alla stessa velocità. Ma dimenticano che i treni della realtà sono sempre in movimento: mentre i deputati si accontentano di questo finto immobilismo, l’inflazione corre, il debito galoppa, la povertà si aggrava.
I più fragili pagheranno il conto
Così, la sospensione della riforma delle pensioni ha effetti molto concreti. Di fronte al vertiginoso squilibrio demografico, l’inazione è una decisione: alimenta un debito esplosivo che non aspetta il nostro consenso per crescere. Allo stesso modo, la mancata rivalutazione dei barèmes fiscali e delle prestazioni sociali in base all’aumento dei prezzi ha effetti notevoli sul potere d’acquisto.
Se nessuno piangerebbe per il congelamento delle pensioni dei pensionati più abbienti, ricordiamoci che le famiglie più modeste saranno le prime vittime dell’inazione governativa. Secondo l’Osservatorio francese delle congiunture economiche (OFCE), le famiglie meno favorite vedranno il loro reddito disponibile diminuire dell’1% – contro lo 0,3% per i più ricchi – e molti scivoleranno sotto la soglia di povertà. In altre parole, l’anno bianco potrebbe trasformarsi, una volta consumato, in un anno nero per i più fragili.
Nemmeno le classi medie saranno risparmiate: con il congelamento del barème fiscale, una parte di esse diventerà imponibile, mentre l’aumento dei prezzi graverà sulle loro finanze. “L’inflazione è tassazione senza legislazione”, sottolineava l’economista Milton Friedman. Permette allo Stato di fare economie in modo subdolo, indolore – erodendo però i redditi dei cittadini.
Insomma, questo anno bianco è tutt’altro che innocuo. Invece di tassare i ricchi o ridurre le spese statali, si decide di far pesare lo sforzo di bilancio sul contribuente medio, sulle generazioni future e sui più fragili – ma senza farsi nemici, poiché si finge di non aver cambiato nulla. E se bloccassimo questo blocco?