Uski Audino
Alla fine la telefonata, mille volte ventilata, è arrivata davvero al Cremlino. A due anni di distanza dall’ultima volta, il cancelliere Olaf Scholz ha alzato il telefono per chiamare il presidente Vladimir Putin sul dossier che da quasi 1000 giorni tiene l’Europa con il fiato sospeso: la guerra in Ucraina.
Un colloquio di circa un’ora avvenuto «su iniziativa tedesca», precisa il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, «questa è la sua importanza».
Che si tratti dell’inizio di una nuova interlocuzione? Di un secondo tentativo di mediazione da parte di Berlino? La tempistica lascia intendere che ci sono margini per crederlo. Domani, in occasione del G20 in Brasile, saranno presenti a Rio de Janerio sia il cancelliere Olaf Scholz che il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Il presidente Putin non andrà, era trapelato nei giorni scorsi. Su di lui pesa un mandato di arresto internazionale dell’Aia per crimini contro l’umanità. Del resto le trattative, se di trattative è lecito parlare, sono ancora ai preliminari.
Nel corso della telefonata il cancelliere Scholz ha ribadito la richiesta di ritirare le truppe della Federazione russa dal territorio ucraino occupato e ha esortato il presidente Putin a dare la sua disponibilità per serie trattative «con l’Ucraina e con l’obiettivo di raggiungere una pace giusta e duratura», riferisce una nota della cancelleria. Berlino conferma ancora una volta «la determinazione della Germania a sostenere la difesa dell’Ucraina dall’aggressione russa per tutto il tempo necessario» e il capo dell’esecutivo avverte – riferiscono fonti governative – che l’invio dei soldati nordcoreani in Russia per missioni di combattimento minaccia un inasprimento del conflitto.
Da parte russa il presidente Putin sottolinea che la fine del conflitto in Ucraina deve «basarsi sulle nuove realtà territoriali» e l’attuale condizione «è il risultato di molti anni di politica aggressiva della Nato, una politica volta a creare un trampolino di lancio anti-russo sul territorio ucraino, ignorando gli interessi del Paese nella sfera della sicurezza». Quanto alle relazioni tra Mosca e Berlino, si accenna a un «degrado senza precedenti in conseguenza del comportamento ostile delle autorità tedesche». Ma se Mosca qualifica come «positivo» il colloquio, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – informato in precedenza della conversazione dallo stesso Scholz, riferiscono fonti tedesche – è tutt’altro che entusiasta. Anzi mette le mani avanti: «La telefonata tra il cancelliere tedesco e il dittatore russo è un vaso di Pandora» e «potrebbe essere seguita da altre conversazioni, solo tante parole. Tuttavia, non ci sarà una Minsk-3». Parlare con Putin, sostiene Zelensky «aiuterà il presidente russo a ridurre il suo isolamento e a far proseguire la guerra in Ucraina».
In ultima analisi, per quello che è dato sapere, nella telefonata tra Scholz e Putin non emerge niente di nuovo né di concreto. È lo scenario intorno a essere cambiato. Due novità su tutte: le elezioni americane e le prossime elezioni tedesche. Il cambio di passo alla Casa Bianca con l’elezione di Donald Trump prelude a una nuova costellazione di equilibri. Quali esattamente è difficile dirlo, anche per gli osservatori più attenti. La stessa Mosca va a tentoni. «Non ho idea» di quale sarà la posizione degli Usa, ha detto ieri Lavrov da Abu Dhabi, citato dalla Tass. «Non sappiamo esattamente cosa verrà proposto» ma «un politico che dice di non essere per la guerra, ma per la pace merita in ogni caso attenzione».
In questo contesto Scholz punta a un nuovo protagonismo tedesco sulla scenario globale. Come accennato nel suo discorso al Bundestag, il cancelliere vuole presentarsi al mondo e al suo elettorato come baluardo della sicurezza europea. È un capo di governo con i giorni contati (il 16 si voterà la fiducia al Bundestag) e solo un successo diplomatico planetario potrebbe risollevare lui stesso e il suo partito dal fossato in cui sono sprofondati nei sondaggi.