Grazie all’ambiguità, quei conflitti si sono raffreddati e il tempo ha poi aiutato a trovare soluzioni a problemi originariamente intrattabili. Il Piano Witkoff-Dmitriev, invece, appare poco o affatto ambiguo, assumendo esplicitamente il punto di vista russo sulle questioni cruciali che hanno generato il conflitto. Su due in particolare.
In primo luogo, il Piano riconosce la giustificazione russa per l’invasione dell’Ucraina, contro la verità dei fatti. La Russia ha invaso l’Ucraina, così ha sostenuto Putin, per anticipare la sua adesione alla NATO che l’avrebbe ulteriormente circondata. Di qui (punto 3), il Piano impone che “la NATO non si espanda ulteriormente” e che quindi (punto 7) “l’Ucraina accetti di formalizzare nella propria Costituzione che non entrerà mai nella NATO e che la NATO accetti di includere nei suoi statuti la clausola che l’Ucraina non sarà mai accettata come membro dell’Alleanza nel futuro”. Le truppe NATO non potranno essere “stazionate” nel territorio ucraino (punto 8), le forze aeree europee in Ucraina dovranno essere trasferite in Polonia, l’Ucraina dovrà accettare di rimanere uno stato non-nucleare (punto 18). L’Ucraina può diventare membro dell’Unione europea (punto 11), ma tale partecipazione dovrà avere un carattere economico e non militare. Inoltre (punto 6), il Patto richiede che le forze armate ucraine siano limitate a 600mila soldati (rispetto al doppio attuali). Seppure la sovranità dell’Ucraina sia formalmente riconosciuta (punto 1), nei fatti essa è svuotata della sua principale proprietà. La possibilità che i suoi cittadini possano decidere il loro futuro. Il Piano configura una relazione neo-imperiale tra l’Ucraina e la Russia, in cui la prima è subordinata alla seconda perché priva dei mezzi per difendersi. Eppure, i fatti raccontano una diversa verità. La NATO non ha mai invaso la Russia né è stato Washington D.C. a imporre ai Paesi ex-sovietici di farne parte. L’allargamento della NATO è stato il risultato di processi democratici interni a questi ultimi, così come la richiesta di aderire alla NATO da parte dell’Ucraina è voluta da maggioranze parlamentari ed elettorali. La Russia ha invaso l’Ucraina perché temeva la democrazia, non la NATO.
In secondo luogo, il Piano riconosce la richiesta russa di annettersi territori di un Paese sovrano, contro il diritto internazionale. La Russia può annettersi, de facto (punto 21), la Crimea insieme agli oblasts (regioni) di Luhansk e Donetsk, di Kherson e Zaporizhzhya. Anche se una parte di questi territori non sono sotto il controllo militare russo, l’Ucraina è tenuta a cederli come se non fossero suoi, con la promessa che il confine venga de-militarizzato, anche se internazionalmente riconosciuto come territorio russo. L’impianto nucleare ucraino di Zaporizhzhya dovrà essere sottoposto al controllo della International Atomic Energy Agency (IAEA) e l’elettricità da esso prodotta condivisa tra la Russia e l’Ucraina (punto 19). Inoltre, la Russia dovrà essere integrata nell’economia globale (punto 13), dovrà essere sospeso il sistema delle sanzioni introdotte contro di lei (dagli europei, esclusi però dal negoziato), dovrà essere invitata a fa parte di nuovo del G8. A sua volta, la Russia promuoverà con l’America iniziative economiche di lungo periodo, nel campo dell’energia, delle risorse naturali, delle infrastrutture, dell’AI, dell’estrazione dei metalli rari nell’Artico. L’America favorisce la riabilitazione russa, ma ciò dovrà andare a vantaggio suo e del suo presidente. Nei 28 punti del Piano non vi è una considerazione, seppure minima, al ruolo dell’Europa. Trump assume che essa obbedirà alle sue decisioni, come è avvenuto con i dazi o con le spese militari. Con soddisfazione di Putin.
In conclusione, il Patto rappresenta una vittoria della Russia e la capitolazione dell’Ucraina. Esso inverte le parti tra aggressore e aggredito. Contrariamente ai piani proposti in altri conflitti, esso non ha alcuna ambiguità. Tanto meno vi è ambiguità in Trump, per il quale la guerra russo-ucraina è un’occasione per fare business. Come ha detto Zelensky nel suo discorso dell’altro ieri, l’Ucraina dovrà decidere se accettare condizioni di pace che umiliano la sua dignità. Un’accettazione ingiustificabile se si considera il coraggio dimostrato dagli ucraini sul campo di battaglia. I leader europei, che si stanno riunendo per prendere posizione sul Piano, dovrebbero ricordarsi che la crisi ucraina è esistenziale anche per l’Europa.
Sergio Fabbrini







