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In un tempo attraversato dal ritorno dell’intolleranza e da una crescente difficoltà a riconoscere l’altro, la Chiesa cattolica ha celebrato il sessantesimo anniversario della Nostra Aetate, il documento conciliare che nel 1965 aprì una stagione nuova nei rapporti con le religioni non cristiane. L’iniziativa promossa dall’arcidiocesi ha offerto l’occasione per tornare al significato profondo di quella svolta e per riflettere sul ruolo del dialogo interreligioso in una società segnata da tensioni, paure e conflitti.
L’incontro ha ribadito che il dialogo non mira a cancellare le identità né a uniformare le differenze, ma rappresenta un cammino di ascolto e di arricchimento reciproco. In un contesto globale in cui la pace appare fragile e la sfiducia cresce, la possibilità di riconoscersi nella comune umanità diventa un’urgenza civile prima ancora che spirituale. Parlare insieme, condividere esperienze e attraversare con rispetto le diversità non significa indebolire la propria tradizione, ma darle profondità, aprendola alla comprensione dell’altro.
È stato ricordato anche un principio etico condiviso da molte tradizioni: «non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te». Una regola semplice, ma capace di orientare in modo radicale il rapporto tra persone e comunità. La Nostra Aetate ha avuto un ruolo decisivo nel promuovere questa attitudine: pur appartenendo a un’altra epoca, ha avviato un processo che ha trasformato il modo in cui mondi religiosi diversi si guardano, si interpretano e si incontrano.
L’esperienza maturata negli anni dimostra che non bisogna temere il confronto. In molte città il dialogo tra comunità religiose è ormai una realtà concreta: ha creato relazioni di fiducia, percorsi comuni, gesti di solidarietà che hanno rafforzato il tessuto sociale. Il dialogo, quando è autentico, non è un esercizio per specialisti, ma una risorsa per tutta la collettività. Previene conflitti, favorisce la convivenza e contribuisce a costruire un orizzonte condiviso in cui ciascuno possa sentirsi riconosciuto.
Per questo il sessantesimo anniversario della Nostra Aetate non è una semplice ricorrenza. In una fase storica segnata da crisi globali e nuove radicalizzazioni, invita a rinnovare l’impegno per una cultura della pace e del rispetto. L’incontro di Siena lo dimostra con chiarezza: il dialogo interreligioso non è un gesto formale, ma un investimento concreto per una società più aperta, consapevole e capace di custodire la propria fragile coesione.





