Nonostante i tanti dirigenti nel comitato per la Schlein, gli iscritti a Siena sono stufi dell’apparato del partito
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7 Febbraio 2023di Pierluigi Piccini
La Repubblica di Ieri intitolava l’articolo in prima pagina “Meloni-Pd ai ferri corti” e io mi sono detto: ci risiamo, siamo in campagna elettorale e torna il ritornello destra contro sinistra che tanto piace ai due partiti, perché congela il quadro politico e tutte e due ne traggono un guadagno elettorale. Per carità, il caso dell’anarchico Alfredo Cospito è drammaticamente presente, ma le forzature di Donzelli fanno nascere qualche dubbio su quali siano i veri obiettivi. Il voto in Lombardia è alle porte ed è più importante, per certi aspetti, di quello della Regione Lazio. In Lombardia il centrodestra si misura anche e soprattutto per i propri pesi interni e per capire se l’effetto Fratelli d’Italia continui o subisca delle battute di arresto. Gli imprenditori del nord giocano una partita essenziale e Salvini si rivolge loro incarnando una faccia moderata a differenza di Donzelli, che è rimasto ai metodi del 4%. Il pratese non ha ancora metabolizzato che il suo partito governa il Paese e ha su di sé responsabilità che non appartengono solo al partito di Fratelli d’Italia, ma a tutto il Paese. La stessa difesa della Meloni del fido Donzelli e Delmastro non è, in questo senso, all’altezza del ruolo istituzionale che ricopre.
Pensando alle prossime elezioni amministrative qui da noi mi sono chiesto: anche a Siena assisteremo ad uno scontro tra la destra e la sinistra? A rifletterci bene sarà difficile che ciò possa accadere, vediamo perché. Prima di tutto il candidato del centrodestra è un presunto civico o meglio il rappresentante di una lista civetta nata a poche settimane dalle elezioni e ambiguamente di supporto ai partiti. Come nel 2018 fece De Mossi. La lista civetta non espone in prima battuta proprio Michelotti e il suo partito e maschera il fatto che tutto il centrodestra ha supportato per cinque anni la gestione dell’amministrazione uscente senza nessuna critica pubblica, anzi con un sostegno di rito. Montomoli sarebbe la classica foglia di fico che dovrebbe generare una nuova illibatezza. Inoltre alla stessa Ferretti non conviene un attacco diretto al centrodestra e si è ben capito dalle dichiarazioni che ha rilasciato all’insegna del “ricucire” i rapporti politici e istituzionali in città senza mai definire il campo delle possibili alleanze. E si capisce anche perché: se il Pd attaccasse la gestione subalterna del centrodestra nei confronti di De Mossi non potrebbe non investire anche il gruppo che in questo momento fa capo a Castagnini, ma non è detto che l’ex responsabile del Consorzio del Monte dei Paschi resti candidato fino alle elezioni. Centrodestra e gruppo a sostegno di Castagnini sono le due facce della stessa medaglia, con pari responsabilità sia politiche che amministrative. Già, ma i civici, anch’essi civetta del presidente di Sigerico giocano una partita apparentemente autonoma che potrebbe rivelarsi estremamente utile al ballottaggio. Qualche frequentatore di salotti sta già dicendo in giro che ci sarebbero dei rapporti tra una parte del Pd e il gruppo Castagnini, ma saranno sicuramente delle male lingue. In più quest’ultimo, con la sua attività, potrebbe indebolire il fronte del centrodestra e portare via voti a Montomoli. Quindi i partiti del centrodestra e del centrosinistra hanno tutto l’interesse a non alzare i toni e probabilmente, per quanto li riguarda, assisteremo ad una campagna elettorale piatta. Per ora sicuramente molto noiosa: un esempio ne è stato il confronto della Ferretti con Campanini di qualche giorno fa. Del resto le campagne elettorali si giocano ormai solo sui nomi dei candidati, ma per uscire dalla ripetizione e dal conformismo bisognerà sudare le famose sette camicie. Per carità! Non vi provate ad affrontare concretamente alcune questioni come Monte dei Paschi o Biotecnopolo, ad esempio, perché sarete tacciati di riportare le lancette dell’orologio all’indietro e di affrontare questioni che non devono riguardare il Comune (Di Blasio docet).
Insomma, se tanto ci da tanto potremmo nuovamente assistere al solito gioco delle parti dove apparentemente cambiano i nomi, ma la sostanza rimane sempre la stessa. Oltre a questa possibilità c’è anche chi cerca di entrare nel merito delle questioni, individuare le responsabilità con pacatezza ma al tempo con determinazione offrire un’alternativa e proporre alcune scelte strategiche per il futuro del territorio, di posizionare Siena nel contemporaneo con le contraddizioni che questo comporta, cercando di dare delle risposte ai desideri dei cittadini. Il Polo Civico senese ha la pretesa di riportare gli elettori che si astengono a votare incontrandoli strada per strada senza nessuna pretesa elitaria e di spingerli a farsi carico, così facendo, della comunità in cui vivono.