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“A Siena, oggi, non c’è nulla che racconti al pubblico che siamo al centro di cinque Docg (in realtà sono sette, ndr) del vino e di numerose produzioni olivicole. Questa struttura, messa a disposizione dall’Università e dal Food Lab, potrà diventare un punto di riferimento, ma dobbiamo renderla viva insieme.”
Con queste parole, nel luglio 2025, Angelo Riccaboni — presidente del Santa Chiara Lab — ha annunciato la nascita della Casa dell’innovazione agroalimentare, progetto finanziato con fondi pubblici del PNRR e promosso insieme alla Fondazione Siena Food Lab.
Dietro la dichiarazione si apre però una questione cruciale per Siena: la possibile sovrapposizione con l’Enoteca Italiana, la cui riapertura alla Fortezza Medicea è sostenuta dal Comune e da investimenti privati. Due progetti paralleli, due modelli di governance diversi, un solo territorio.
Due progetti, un messaggio simile
L’Enoteca Italiana Siena srl, vincitrice del bando comunale per la gestione dei bastioni della Fortezza, sta investendo circa 1,4 milioni di euro per creare un hub turistico ed esperienziale dedicato al vino e all’enogastronomia.
L’obiettivo è restituire a Siena un luogo fisico dove raccontare la propria identità enologica, collegando promozione turistica, cultura e territorio.
Non va dimenticato che l’Enoteca Italiana nacque proprio a Siena negli anni Trenta come ente nazionale di rappresentanza del vino italiano. Il marchio “Fondazione Enoteca Italiana Siena”, oggi di proprietà della società che ha vinto il bando comunale, rappresenta un’eredità simbolica che intreccia economia, cultura e identità cittadina.
Parallelamente, il Santa Chiara Lab, struttura dell’Università di Siena con finalità formative ma anche operative e commerciali, realizza con il PNRR la Casa dell’innovazione agroalimentare: un centro dedicato alla ricerca applicata, alla sostenibilità delle filiere di vino e olio, alla tracciabilità e all’innovazione.
Un’iniziativa che, nelle parole di Riccaboni, vuole anche “raccontare al pubblico” il sistema produttivo senese — un terreno che, di fatto, si avvicina a quello dell’Enoteca.
Il nodo politico: il ruolo del Comune
Resta da chiarire in che misura il Comune di Siena sia coinvolto o informato del progetto del Santa Chiara Lab. Il laboratorio universitario opera infatti in un ambito che tocca direttamente le politiche di promozione territoriale e di sviluppo locale, intrecciando rapporti con operatori anche in altri settori, come quelli culturali.
In assenza di una regia comune che coinvolga anche la Fondazione Monte dei Paschi, Siena rischia di moltiplicare gli spazi e frammentare la narrazione.
Un errore che il Comune, come titolare delle politiche culturali e turistiche, avrebbe il dovere di prevenire, promuovendo un coordinamento stabile tra i soggetti coinvolti.
Un confine sempre più labile
Il Santa Chiara Lab, pur nato come centro universitario per l’innovazione e la formazione, agisce — come previsto dal proprio statuto e nell’ambito delle attività consentite alle università — anche come soggetto operativo nel mercato dei servizi alle imprese: bandi, progettazione, consulenze, attività promozionali.
Nulla di scorretto, ma questo ruolo “ibrido” lo avvicina di fatto a un operatore economico. Quando entra su terreni come l’enogastronomia o la comunicazione territoriale, il rischio di concorrenza con soggetti privati o comunali diventa concreto.
Un’occasione da gestire, non da moltiplicare
Siena può trarre beneficio da entrambi i progetti:
l’Enoteca Italiana, forte della sua eredità e del marchio rilanciato, come vetrina pubblica e turistica del vino;
la Casa dell’innovazione, come laboratorio di ricerca e sostenibilità per le imprese agricole.
Ma serve una strategia unitaria che definisca competenze, ruoli e confini, evitando che due iniziative nate per valorizzare il territorio finiscano per indebolirlo con sovrapposizioni e concorrenze interne.
In questo quadro, la responsabilità politica ricade inevitabilmente sul Comune, chiamato a dare indirizzo, regia e visione.
Siena è al centro di cinque Docg e di un patrimonio olivicolo straordinario. Ma se ognuno tenta di raccontarlo da sé, il rischio è che — ancora una volta — nessuno riesca a farlo davvero.
Occorre anche ricordare che il bando per l’Enoteca si fonda su finanziamenti privati, con le incertezze e i rischi che ciò comporta, mentre la Casa dell’innovazione è sostenuta da fondi pubblici del PNRR, quindi dotata di maggiori garanzie di continuità e controllo.
Una ragione in più per costruire una visione integrata, invece di alimentare un doppione istituzionale che Siena non può permettersi.
Nota di trasparenza
Questo articolo si basa su informazioni pubbliche e dichiarazioni ufficiali. Eventuali rettifiche o precisazioni saranno volentieri accolte.
Fonti:
– Dichiarazioni pubbliche di Angelo Riccaboni, presidente del Santa Chiara Lab (luglio 2025)
– Documentazione del progetto “Casa dell’innovazione agroalimentare”, Università di Siena e Fondazione Siena Food Lab
– Bando comunale per la gestione dei bastioni della Fortezza Medicea, Comune di Siena (2024)
– Comunicati e materiali informativi di Enoteca Italiana Siena srl
– Dati e riferimenti pubblici su PNRR e finanziamenti agroalimentari in Toscana





