
Kering, aumento di capitale da 100 milioni per Valentino
11 Novembre 2025IL PARADIGMA DELLA SALUTE
11 Novembre 2025
L’ad Scornajenchi: «Gas insostituibile per l’industria». Riflessione sulle partecipate
«Abbiamo alzato gli obiettivi per l’intero 2025 e ridotto l’indebitamento. I consumi di gas crescono: nei primi 10 mesi sono saliti del 3%». Dalla nuova sede di Snam, The Energy House, appena ultimata a Milano allo Scalo di Porta Romana, il ceo Agostino Scornajenchi ha di che essere soddisfatto. «Se avessimo dovuto seguire gli scenari di qualche anno fa, dovremmo essere a 35-40 miliardi di metri cubi all’anno, invece siamo oltre 62 miliardi. Sa cosa significa?».
Lo dica…
«Industria, case: il gas è un elemento insostituibile. Questo è il mondo reale. E negli anni in cui si sono ridotti i consumi non lo abbiamo fatto decarbonizzando, ma deindustrializzando. Non mi sembra un gran traguardo per un Paese manifatturiero. Ma oltre alla produzione industriale, non dobbiamo dimenticare un altro fatto».
Quale?
«Il 50% circa dell’energia elettrica è prodotto col gas proveniente dalle infrastrutture di Snam, che siano i gasdotti, i rigassificatori o gli stoccaggi, che sono la vera batteria oggi, perché erogano per 4 mesi e non solo per poche ore. E dell’importanza del gas si è accorta anche la Germania, che dopo aver chiuso le centrali nucleari ha deciso di costruire 36 gigawatt di termoelettrico. Ecco perché Snam ha dimostrato resilienza, sia quando ha concluso il Tap, che ci ha salvato dalla crisi con la Russia, sia con i due nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna. Il gas liquefatto era marginale, ora rappresenta il 32% del mix con 189 metaniere arrivate quest’anno, quasi la metà Usa».
Bruxelles ha imposto lo stop al metano russo dal 2027. L’Italia si è già affrancata da Mosca, altri Paesi non ancora.
«Ed è anche per questo che sta aumentando l’export di gas dall’Italia verso il Nord ed Est Europa. Da 0,4 miliardi di metri cubi nel 2024, quest’anno siamo già a 1,6 miliardi. Per l’Italia si apre uno scenario nuovo: da destinazione sta diventando una porta di accesso».
Per mandare il gas a Nord bisogna spingerlo…
«Infatti, stiamo potenziando le centrali con nuovi compressori e potremo arrivare a esportare fino a 14 miliardi di metri cubi all’anno dal 2027».
È per andare a Nord che volete comprare il 25% del gasdotto tedesco Oge?
«Fa parte di una strategia di collegamento tra Nord Africa e Nord Europa. Siamo in attesa dell’ok dalle autorità tedesche ma non aspetteremo oltre metà novembre. Stiamo preparando il nuovo piano industriale per marzo. Abbiamo bisogno di risposte certe».
Che cos’altro ci sarà di M&A nel suo primo piano?
«Sto rivedendo il portafoglio delle partecipate. Per il momento restiamo in Terega, dà ottimi dividendi».
Si dice che Igneo voglia uscire dal rigassificatore di Livorno Olt, in cui siete soci entrambi…
«Igneo è un fondo, i fondi prima o poi escono. Per Snam i rigassificatori sono strategici, se servirà faremo le nostre valutazioni».
A quale principio sarà ispirato il piano?
«All’integrazione dei diversi vettori energetici, con Snam che li rende sempre disponibili attraverso le sue infrastrutture, siano essi il gas o il biometano. Snam è dove il gas diventa sicurezza».
Non ha citato l’idrogeno…
«Ritengo che ci voglia ancora tempo, prima arriverà la cattura della Co2. È un processo industriale che esiste già, ma va resa più efficiente per ridurne i costi. Lo sviluppo non può prescindere dalla regolazione, serve investire per innovare».
La svilupperete in Italia?
«Abbiamo al vaglio diverse opzioni, la preferibile è in Italia. Sarà un tratto fondamentale del nuovo piano. Ma c’è un altro piano che ci ha già dato molta soddisfazione».
Quale?
«Il piano di azionariato diffuso a cui ha aderito il 55% dei dipendenti. Una conferma del legame con l’azienda».





