Nessuno nel centrodestra si aspettava davvero di poter vincere in Toscana. L’esito, però, ha dato molte indicazioni sul futuro dei rapporti di forza interni e certificato la crisi di consenso della Lega.
Già dagli exit poll, infatti, la china della giornata è stata chiara. Il meloniano sindaco di Pistoia Alessandro Tommasi si è fermato al 40 per cento – proprio come la leghista Susanna Ceccardi nel 2020 – ma il suo partito ha potuto gioire, nel confermare il positivo trend nazionale. Fratelli d’Italia ha raddoppiato la percentuale di consenso, passando dal 13 al 26 per cento in cinque anni e attestandosi come secondo partito in regione dietro alle percentuali bulgare del Pd.
Anche Forza Italia ha di che festeggiare. Il partito, che nel 2020 aveva spuntato un misero 4,2 per cento, è cresciuto di due punti e, con il 6 per cento, ha confermato anche qui il secondo posto dentro la coalizione di centrodestra, come già è successo nelle Marche (in Calabria, dove esprimeva il candidato presidente Roberto Occhiuto, ha sfiorato il 20 per cento ed è stata il primo partito). Il risultato ha fatto sorridere gli azzurri, che hanno la loro roccaforte elettorale al sud ma avevano bisogno di un risultato favorevole anche al centro.
Proprio alla Lega, invece, toccherà il più duro esame di coscienza dallo sprofondo del 4,4 per cento: quasi diciotto punti persi in cinque anni e addio al primato di coalizione in regione. Volti scuri e un silenzio assordante fino al tardo pomeriggio, i leghisti toscani sono consapevoli di dover analizzare un tracollo che mette in ulteriore difficoltà il segretario Matteo Salvini nei suoi rapporti con gli alleati.
A mettere la faccia sulla sconfitta ha dovuto essere vicesegretario, eurodeputato e generale Roberto Vannacci che, residente a Viareggio, aveva ricevuto da Salvini (rimasto in silenzio dopo i risultati) i galloni di coordinatore della campagna elettorale. «Chi vota ha sempre ragione e i toscani si sono espressi», è stato il suo commento. «Sono uno dei pochi che non cambia atteggiamento per compiacere l’elettorato, barra sempre dritta», ha aggiunto. Una excusatio non petita, che è preludio della resa dei conti che certamente arriverà.
Flop Vannacci
Dopo il suo exploit in prima persona alle Europee con oltre mezzo milione di preferenze, questa campagna elettorale da regista era infatti l’occasione per dimostrare che il suo tocco magico può far brillare anche un partito in crisi di consensi. Invece così non è stato e il leghisti toscani – prima tra tutti l’ex candidata Susanna Ceccardi, che col generale ha avuto durissimi scontri verbali – sono pronti ad affilare le lame. Nessuno dice una parola, ma anche dentro la Lega qualcuno che segretamente sorride c’è. La logica è quella del tanto peggio tanto meglio, ma per i molti dirigenti – non solo toscani – che non amano il piglio del generale questa sconfitta è considerata l’inizio del declino della sua stella, almeno dentro il partito.
A microfoni spenti, infatti, il commento è diffuso: «Altro che effetto Vannacci, è stato un fallimento». In molti ora chiederanno una severa analisi di quanto accaduto: sotto la sua guida la Lega toscana ha perso pezzi in molte province, con addii rumorosi in consigli comunali e l’ex consigliere Giovanni Galli escluso dalle liste. Una parte del partito non ha condiviso nemmeno il deragliamento a destra, né la campagna elettorale aggressiva anche nei confronti dello stesso candidato presidente Tomasi con cui Vannacci ha avuto un battibecco.
Politicamente, il dato che tutti sottolineano è la deblàcle leghista rispetto a Forza Italia. Se il partito di Meloni è considerato ormai imprendibile, è il ribaltamento dei rapporti di forza con gli azzurri che non va giù ai leghisti: nel 2020 la Lega era il partito egemone e anche alle politiche era rimasta sopra FI, poi alle europee si è registrato il pareggio, ora è arrivato il sorpasso del partito di Antonio Tajani. E brucia, anche perché è condito dall’ironia dei vincitori: «Se l’effetto Vannacci è questo, speriamo che prosegua», ha ammiccato Elly Schlein.
Eppure, nonostante il fallimento, il generale ha fatto bene i suoi conti. Nelle liste regionali, infatti, Vannacci aveva fatto inserire in posti molto favorevoli i suoi più fedeli sostenitori. Uno su tutti, il suo assistente parlamentare e portavoce de “Il Mondo al Contrario”, Massimiliano Simoni. Ex di Fratelli d’Italia fulminato dal militare, che è stato candidato come capolista nel collegio di Lucca e sarà l’unico eletto delle liste leghiste in consiglio regionale. Un contrappasso pesante che suona come l’ennesima beffa per i dirigenti locali, i quali sono pronti a bussare a via Bellerio per chiedere conto a Salvini.
Eppure, non tutti accusano il generale. «Senza di lui sarebbe andata ancora peggio», è il ragionamento dei suoi estimatori, che sottolineano come ad aver perso appeal sia soprattutto Matteo Salvini. Un secondo test per l’«effetto Vannacci», infatti, potrebbe essere la Puglia. Il coordinatore regionale della Lega, Roberto Marti, vorrebbe infatti inserirlo in lista: «Mi auguro che, tolta la Toscana, Roberto Vannacci sia candidato, come il sottoscritto, nelle liste pugliesi». Tiepida la risposta del candidato di centrodestra d’area Forza Italia, Luigi Lobuono: «É una scelta che deve fare lui col suo partito». In Puglia la Lega dovrà difendere il 9 per cento del 2020 e, dato il trend negativo delle ultime elezioni, non resta davvero che appigliarsi al generale, sperando che al sud la sua verve aggressiva funzioni meglio che al centro.