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In Toscana il Movimento 5 Stelle ha scelto di sostenere la ricandidatura del presidente uscente Eugenio Giani, aprendo la strada a una coalizione larga con Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, Più Europa, Sinistra Civica ed Ecologista e Italia Viva. La decisione è arrivata dopo una consultazione online tra gli iscritti toscani del M5S: ha votato meno della metà degli aventi diritto e il sì all’alleanza ha raccolto il 60% delle preferenze. La base era divisa, ma Giuseppe Conte ha rivendicato un percorso “ampio e trasparente”, fatto di riunioni e dibattiti locali.
L’accordo include alcune condizioni chiave per i 5 Stelle, come lo stop all’ampliamento dell’aeroporto di Firenze, la revisione del piano rifiuti e il no a nuove basi Nato nella regione. Sono punti difficili da ottenere, perché alcuni progetti sono già di competenza nazionale, ma l’intesa è considerata un segnale politico rilevante. Per il Pd e la segretaria Elly Schlein è una conferma della linea “unitaria” contro le destre. Giani, che avrebbe potuto correre anche senza i 5 Stelle, parla di “alleanza politica forte” e di un lavoro comune per la prossima legislatura.
La scelta toscana pesa anche sugli equilibri nazionali. Per Conte è un precedente da spendere nelle altre regioni al voto: in Campania la candidatura di Roberto Fico è ormai vicina, mentre in Calabria il M5S punta a esprimere un proprio candidato, nonostante il vantaggio del centrodestra. In Puglia resta aperto il confronto tra Antonio Decaro e l’uscente Michele Emiliano, con la mediazione affidata a Francesco Boccia.
Intanto, il mosaico del fronte progressista prende forma: quattro candidati presidente in quota Pd, uno probabile per il M5S e possibili intese in Calabria. Schlein punta a rendere stabile l’alleanza, mentre i 5 Stelle preferiscono mantenerla su base regionale, senza patti strutturali. Avs chiede pari ruolo nella coalizione e la possibilità di esprimere un proprio candidato di primo piano in almeno una regione.
La vicenda toscana, pur con numeri modesti nella consultazione e divergenze su alcuni temi, diventa così un banco di prova: per il centrosinistra, un test di convivenza tra anime diverse; per il M5S, l’occasione di misurare il proprio peso nelle scelte strategiche e consolidare il dialogo con gli alleati.