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23 Luglio 2025Dopo un anno al servizio di Piancastagnaio, sento il bisogno di restituire il senso di questo impegno. Non come elenco di interventi, ma come visione che orienta ogni scelta.
Ogni progetto credibile nasce da una lettura onesta del territorio: non da autocelebrazione né da logiche emergenziali, ma dalla consapevolezza di ciò che un luogo è, di ciò che ha costruito e di ciò che può diventare. Piancastagnaio è un paese con una storia istituzionale complessa, una cultura materiale profonda, una capacità produttiva concreta. Un’energia – in senso ampio – che oggi va accompagnata e indirizzata.
La storia del Marchesato, le famiglie come i Bourbon Del Monte, l’architettura del Palazzo che ancora segna il borgo non sono solo memorie da celebrare, ma parte viva di un’identità fatta di centralità anche nei margini. Il barocco, inteso politicamente, è questo: la consapevolezza che anche un luogo periferico può rappresentare, contare, incidere.
Accanto alla storia c’è il lavoro. Il legname che ha costruito cattedrali, la fatica delle miniere, la manualità che ha generato saperi e imprese. Oggi tutto questo vive nelle cucine Stosa, nella pelletteria di alta gamma, nella sfida quotidiana di creare valore senza consumare suolo.
La transizione energetica, qui, è già realtà. Piancastagnaio è un esempio avanzato, un modello di integrazione tra geotermia, comunità energetiche, cattura della CO₂ e industria green. Non sono progetti isolati, ma una filiera che funziona e dimostra come ambiente, economia e coesione sociale possano crescere insieme.
Anche la cultura ha un ruolo attivo. La presenza di Francesco di Valdambrino nel territorio – maestro della scultura lignea senese tra Trecento e Quattrocento – ci ricorda che arte, fede e spazio pubblico possono convivere. La sua opera, legata alla materia e alla spiritualità, continua a parlarci. Possiamo farlo accadere di nuovo, se sappiamo valorizzare ciò che abbiamo.
Su questi elementi si fonda il nostro lavoro: ascolto, visione, operatività. Non partiamo dalle soluzioni, ma dalle domande. Non immaginiamo il futuro come qualcosa da inventare altrove, ma come continuità trasformativa di ciò che siamo.
Tradizione, innovazione e lavoro sono le tre parole che guidano le nostre scelte. Con coerenza, con misura.
Molto resta da fare. E anche il lavoro cambia, perché cambiano le sfide e cresce la consapevolezza che nulla si costruisce da soli. Ma il cammino ha un senso, perché affonda in radici comuni e guarda avanti con fiducia. Costruire spazio, possibilità e futuro è un compito che riguarda tutti. Il futuro è frutto di un lavoro condiviso. Se Piancastagnaio può guardare avanti, è perché ogni giorno c’è un impegno concreto: nella capacità di porre domande, avanzare proposte, assumersi responsabilità. Un impegno che coinvolge il sindaco, la giunta, il gruppo consiliare, la struttura tecnica del Comune e una cittadinanza attenta e presente. È su questo contributo collettivo che si fonda la possibilità di affrontare le sfide con continuità e serietà. La direzione è tracciata: partire da ciò che siamo per costruire ciò che possiamo diventare.