Ho studiato a Siena. Ho amato Siena. Non la riconosco più.
29 Gennaio 2024NEWS
29 Gennaio 2024di Pierluigi Piccini
Le ventisei posizioni perse da Siena nella classifica della qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore, con uno scivolone dal quarto al trentesimo posto, appaiono ancora più dolorose se si analizza il dato relativo all’indicatore “Cultura e tempo libero” che, dopo “Ricchezza e consumi”, è quello a segnare il crollo maggiore, passando dalla quarta posizione del 2022 alla diciannovesima di quest’anno. All’interno di questa voce ancora più preoccupante è la situazione dell’indicatore “Patrimonio museale” che l’anno scorso vedeva Siena prima su tutte le altre province italiane e quest’anno la trova invece al diciottesimo gradino. Le ragioni di tale caduta sono molteplici, ma non v’è dubbio che possano essere tutte ricondotte a una complessiva mancanza di visione, di prospettive, di strategie riguardo alla gestione del patrimonio culturale della città e della provincia nel terzo millennio.
La situazione del capoluogo – per limitarsi alle strutture comunali – è sotto gli occhi di tutti: il Santa Maria della Scala, dopo anni di faticoso galleggiamento conseguente alla sciagurata retrocessione da Istituzione a ufficio del Comune e dopo l’ancor più sciagurata rinuncia a dar seguito all’accordo del 2000 che prevedeva il trasferimento al suo interno della Pinacoteca Nazionale, è stato trasformato in una Fondazione del terzo settore, la cui breve vita è stata però finora caratterizzata da mancanza di risorse, di idee, di iniziative, per non parlare della penuria di soci sostenitori da ricercare.
Ancora peggio si è fatto dopo la chiusura del centro del Palazzo delle Papesse, dal momento che l’arte contemporanea non ha più goduto della benché minima attenzione da parte dell’Amministrazione e, più in generale, del ‘sistema Siena’.
Infine il Museo Civico di Palazzo Pubblico – tra i più importanti d’Italia – è privo di qualunque parvenza di autonomia scientifica e gestionale, assai carente di personale assegnato, sprovvisto addirittura della figura del direttore, requisito imprescindibile per essere riconosciuto dall’ICOM (International Council of Museums), dalla Regione Toscana e persino dal Ministero della Cultura, con la conseguenza di non godere dello standard di museo, di non poter essere inserito all’interno del Sistema museale nazionale e di non essere quindi in grado di accedere ai finanziamenti pubblici dedicati.
Nella situazione attuale è da chiedersi se è ancora attuale e strategica una Direzione Cultura e Turismo, che accorpa due ambiti che hanno obiettivi diversi (anche i relativi ministeri sono distinti ormai), pur se in dialogo costante (Fondazione turismo va in questo senso), perché il patrimonio culturale è in primo luogo il fondamento di ciò che siamo come comunità, la base sulla quale costruire cittadinanza, consapevolezza, futuro.
Ci sentiamo pertanto di suggerire un ripensamento complessivo del sistema museale del Comune, preludio inevitabile a qualunque forma di inserimento in più ampie reti cittadine, provinciali, nazionali. I musei, per essere tali, devono in primo luogo essere dotati di personale competente, a partire dalla imprescindibile figura del direttore, di una relativa autonomia gestionale e finanziaria, di linee programmatiche che perseguano fortemente la tutela, la catalogazione, lo studio di un patrimonio assai più vasto di quanto si immagini; devono essere luoghi di ricerca, strumento di crescita formativa e sociale a tutti i livelli, aperti e inclusivi. La valorizzazione non può che discendere automaticamente da queste operazioni di salvaguardia e di conoscenza, troppo a lungo trascurate negli ultimi due decenni.
Il patrimonio dovrebbe diventare il punto di partenza anche dell’attività espositiva, in stretta connessione con lo spazio a questo tipo di attività deputato, il Santa Maria della Scala, in una connessione virtuosa che non potrebbe che coinvolgere anche le Università e aprirsi finalmente in maniera non occasionale a rapporti internazionali di scambio e di collaborazione culturale che una visione troppo miope della città ha finora trascurato di attivare o di considerare con la giusta misura.
Definizione di ‘museo’ approvata durante la 26th International Council of Museums General Conference, tenutasi a Praga il 24 agosto 2022:
“A museum is a not-for-profit, permanent institution in the service of society that researches, collects, conserves, interprets and exhibits tangible and intangible heritage. Open to the public, accessible and inclusive, museums foster diversity and sustainability. They operate and communicate ethically, professionally and with the participation of communities, offering varied experiences of education, enjoyment, reflection and knowledge sharing”
“Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”
(traduzione italiana non ufficiale)
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