Francesco Spini
La decisione di Unipol di stringere i legami con la Banca Popolare di Sondrio, sottoponendo alla Bce la richiesta di salire oltre l’attuale 9,5% per poter arrivare fino al 20% del capitale, attiva reazioni a catena che, partendo dalla Valtellina arrivano a lambire Siena e il Monte dei Paschi.
Gli analisti ritengono che la mossa di Carlo Cimbri, che con Sondrio ha accordi sul fronte della bancassicurazione, sia solo il primo tempo di una partita più ampia. La compagnia assicurativa bolognese detiene infatti poco meno del 20% anche di Bper (-3,6% ieri in Borsa). Unendo i puntini, gli operatori del mercato immaginano che a tendere ci possa essere un’aggregazione tra le due banche. E se Bper guarda alle Alpi, notano da Kepler Cheuvreux, allora Modena «non può più essere vista come un potenziale candidato per un’operazione» sul Monte. Così su Siena piovono le vendite e il titolo scivola del 5,64%, a quota 2,34 euro, la peggior prova tra le blue chips di Milano.
La domanda è: chi si comprerà allora Mps? Il Tesoro secondo gli accordi presi con l’Ue deve vendere il suo 64,23% entro il 2024. Unicredit (-4,99% a Piazza Affari), prima a trattare, da tempo ha tolto Siena dai suoi radar, in cui permane invece il Banco Bpm. Il quale (-3% sul listino) a sua volta appare come l’ultima spiaggia per Siena. Ma anche nel caso il governo aumentasse il pressing su Giuseppe Castagna, l’ad di Piazza Meda, di per sé già riluttante, a quanto risulta troverebbe opposizione tra i soci. Un fronte sulla carta capace di mettere a rischio l’assemblea straordinaria per decidere l’operazione. Indiscrezioni citano tra i contrari azionisti come il fondo di Davide Leone (suo il 4,7% del capitale), il fondo sovrano Norges (3%). C’è chi annovera tra i contrari anche i francesi del Credit Agricole (9,18%), anche se la cosa non trova conferme: fonti vicine all’istituto fanno notare come la banca si chiami fuori da ogni valutazione su eventuali operazioni di cui peraltro non è a conoscenza. In ogni caso diversi azionisti intravedono troppi rischi (da quelli legali alle migliaia di dipendenti da riallocare) e pochi benefici. Per Mps le alternative sono poche. Difficile che il governo sovranista consegni la più antica banca del mondo ai francesi del Credit Agricole. C’è la possibilità dello spezzatino di sportelli e strutture tra Banco Bpm, Unicredit, Bper e Mcc. C’è poi l’ipotesi più rapida anche nell’ottica delle assetate casse statali: vendere almeno parte dei titoli in mano al Tesoro direttamente sul mercato (con il rischio di deprimere i valori del titolo, però) e, magari, dimostrando buona volontà, guadagnare altro tempo con Bruxelles per studiare il da farsi. La privatizzazione di Siena – per il giubilo della Lega, che ha piantato la sua bandierina a Rocca Salimbeni – si complica.
Quanto al risiko tra Modena e la Valtellina sotto la regia di Unipol, non c’è fretta. Bper sta procedendo nella digestione delle tre acquisizioni effettuate negli ultimi anni: da Unipol Banca, agli sportelli della ex Ubi, venduti da Intesa Sanpaolo, fino alla disastrata Carige. Perché possa maturare qualcosa con Sondrio (che in Borsa limita i guadagni a un +1,5%) ci vorrà quantomeno del tempo. Per ora, spiegano da Unipol, «l’eventuale incremento della partecipazione» consentirebbe «di consolidare la partnership industriale e societaria» con la banca guidata da Mario Alberto Pedranzini «nel comparto della bancassicurazione Vita e Danni (…) rafforzandone l’impostazione in chiave strategica». E ancora: permetterebbe di «aumentare la stabilità dell’assetto azionario» per «il positivo perseguimento dei propri obiettivi di piano industriale». E infine di «stimolare l’evoluzione della banca secondo le migliori pratiche di mercato».