Revelli: “L’Agenda Draghi è il suicidio Pd. Serve una coalizione di sinistra”
22 Luglio 2022Millennial! Tu quoque
22 Luglio 2022Uno scrittore informato sui fatti immagina un dialogo in spiaggia tra un lettore snob e un’appassionata di mystery: indovinate chi ha la meglio… E su Robinson l’intervista al re dell’estate Joël Dicker
Lui:Buongiorno, cara vicina d’ombrellone.
Lei:Buongiorno, caro vicino d’ombrellone.
Lui:Cosa legge di bello?
Lei:Guardi.
Lui:Ah, un giallo…Lei:Ci trova qualcosa di sbagliato?
Lui:Per carità! Tutti i gusti sono gusti, ma io… non leggo gialli.
Lei:E come mai?
Lui:Preferisco letture più serie.
Lei:Cosa le fa pensare che un giallo non possa essere un libro serio?
Lui:Andiamo! Sono libri da ombrellone!
Lei:Non trovo niente di male nel leggere sotto l’ombrellone. Anche lei, del resto, ha un libro da leggere, mi pare…Lui:Sì, ma, insisto, c’è libro e libro!
Ecco: questo è il grande Gadda!
Lei:Uhm, ilPasticciaccio … uno dei migliori romanzi polizieschi italiani. Un libro conandoyliano, holmesiano, nel senso di Sherlock…Lui:Gadda! Ma non scherziamo, su…
Lei:È stato lui a dirlo, sa? Trent’anni prima di pubblicare il romanzo.
Scrisse: voglio essere conandoyliano nel senso della costruzione logica. E sherlockholmesiano per interessare il grande pubblico, raggiungere e penetrare un’altezza espressiva che mi faccia apprezzare dai cervelli buoni…Lui:Gadda sarà stata un’eccezione.
Lei:Al contrario. Nelle sue parole descriveva esattamente il percorso del giallo letterario. Si richiudeva nella gabbia espressiva del genere per cercare una nuova espressività, accettava il complesso delle regole del poliziesco per poterle innovare, e trascinare la sua opera verso il regno della letteratura senza aggettivi. Come hanno fatto molti alti grandi giallisti. Sciascia, che grazie al giallo ci ha spiegato la mafia. Simenon…Lui:A sentire lei si direbbe che non si scrivano altro che gialli!
Lei:A sentire lei si direbbe che un bel romanzo non potrà mai essere un giallo… anche quando lo è…Lui:Bene, buona giornata.
Lei:Buona giornata a lei!
Lui:Però…Lei:Mi dica.
Lui:No, nel caso che… sì, insomma, se a uno che non sa niente di gialli venisse voglia di avvicinarsi… così, tanto per capire di che si tratta… lei che autori consiglierebbe?
Lei:Abbiamo solo l’imbarazzo della scelta. Vediamo. Nel giallo ci sono due grandi famiglie. Giallo d’ordine: qualcuno commette un delitto e qualcun altro rimette le cose a posto ripristinando la giustizia. Giallo del disordine: la società pullula di ingiustizie e non è detto che si riesca a porvi rimedio. Quale delle due la attrae di più?
Lui:Non saprei. Purché siano bei libri…
Lei:Ah, ecco! Anche un giallo, quindi, può essere un bel libro! Va bene. Cominciamo dalla tradizione, allora. Il giallo inizialmente parla inglese; fra gli incunaboli annoveriamo Edgar Allan Poe, e naturalmente sir Arthur Conan Doyle, con il già evocato Sherlock Holmes. Presto il contagio, se così possiamo dire, si estende alla Francia e alla stessa Italia, perché non ci crederà, ma anche da noi abbiamo una consolidata tradizione del poliziesco. Anche se ci abbiamo messo un po’ troppo a riconoscerla… comunque: Simenon, ma nessuno come lui ha raccontato la malvagità umana! E poi passiamo alla cosiddetta “scuola dei duri”.
Comincia negli anni ’30 con roba come Scarface e Piccolo Cesare ,cappelli a tesa larga, pistole che cantano e pupe bollenti, investigatori privati alla Sam Spade, e poi il grande Philip Marlowe di Raymond Chandler, California bollente, miliardarie disperate e gangster dal cuore di burro… per venire poi a noi, con la rinascita degli anni Sessanta, un nome su tutti, Giorgio Scerbanenco e una Milano dove i bravi lavoratori ammazzano solo il sabato…Lui:Non per essere scortese, ma qualcosa di più recente?
Lei:Mi scusi, ma quando mi prende… oggi ne abbiamo per tutti i gusti e sotto tutti i cieli. Si scrivono gialli in Asia, in Africa, nell’Est e nel Nord, gialli incentrati su particolari comunità, gialli sullo sradicamento e l’immigrazione, e gialli di impianto tradizionale, col delitto del notaio eil giornalista impiccione o la prof arguta che risolvono casi improbabili con strumenti investigativi che nessun serio poliziotto si sognerebbe di adottare.
Lui:Comunque, alla fine, è sempre questione di capire chi ha accoppato chi, no?
Lei:Non sia così superficiale! I temi sono i più vari, e sempre al passo coi tempi. Certo, ci sono gialli che restano ancorati alle categorie della tradizione — chi è stato, perché, eccetera — e ci sono gialli che raccontano un’epoca e sfruttano l’indagine su uno o più delitti per rappresentare lo spirito dell’oggi: la figura dello spacciatore o del narcotrafficante, per esempio, è ormai diventata centrale, e ancora mostra una buona tenuta quella del buon vecchio serial-killer. I grandi misteri della politica continuano ad affascinarci, e le mutazioni climatiche si affacciano all’orizzonte dei narratori, così come i temi della genetica, ah, e non parliamo poi della giustizia, il filone dei delitti irrisolti, il giallo processuale, il dramma dell’innocente ingiustamente accusato, spunti narrativi eterni che vengono costantemente riproposti con le opportune varianti suggerite dagli usi e costumi della cultura di appartenenza dell’autore o dell’autrice…Lui:Mi incuriosisce. Ma chi vince, i tradizionalisti o i modernisti, diciamo così?
Lei:Convivono tutti allegramente.
L’hacker e la vecchina che risolve l’intrigo sferruzzando… È il bello del giallo: si fa parte di una grande comunità solidale e transnazionale… Allora: si è convinto? Leggerà il suo primo giallo, magari sotto questo stesso ombrellone?
Lui:Sì, ma mi consigli almeno un titolo, uno per cominciare!
Lei:A parte quello che sta già leggendo?
“Nel genere crime i temi sono i più vari e sempre al passo coi tempi. Certo, c’è chi resta ancorato alle categorie della tradizione, ma anche chi descrive lo spirito dell’oggi”