Sangiuliano ministro alle gaffe nell’Italia da cinepanettone
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25 Giugno 2024La Nota
di Massimo Franco
L’affermazione del centrosinistra a Bari, Firenze e Potenza regala il profumo della vittoria alle opposizioni del governo. E la conquista di Perugia, la vittoria a Campobasso e quella al primo turno a Cagliari mostrano uno schieramento vincente in tutti e sei i capoluoghi di Regione. Ma, di nuovo, a essere sconfitta è soprattutto la partecipazione. Per i ballottaggi alle comunali di ieri e domenica l’affluenza si è fermata al 47 per cento: circa quindici punti in meno rispetto al primo turno.
Si dirà che è una tendenza fisiologica: anche alle Europee ci si era attestati, di poco, sotto il 50 per cento. Ma è una magra consolazione. Lo scollamento tra il sistema politico e l’elettorato non si ferma. E gli effetti che il governo nazionale sperava di ottenere sul piano locale si sono rivelati nulli. Le affermazioni in città come Lecce, Rovigo, Vercelli o Caltanissetta non bastano a compensare un risultato accolto con una soddisfazione d’ufficio, marcata nella Lega.
Gli scandali che hanno colpito Bari, dove per mesi si è assistito a uno scontro furibondo non solo tra schieramenti opposti, ma dentro il cosiddetto «campo largo» di Pd e M5S, non hanno influito. Quanto a Firenze, la scelta della destra di affidarsi a un «tecnico» non ha pagato. In generale, si ripropone il tema di una classe politica incapace di offrire profili in grado di mobilitare l’elettorato.
Forse, la lezione più significativa e preoccupante è proprio questa. Eppure quelle locali sono elezioni nelle quali si ha un rapporto diretto tra chi vota e chi viene eletto. Non possono essere evocati «inciuci» o complotti. E questo dovrebbe far riflettere i partiti sulla tentazione costante di scaricare all’esterno i propri limiti. Di certo hanno prevalso fattori legati alle realtà cittadine.
Tutta la narrativa su un governo protagonista in Europa e proteso a far contare il Paese non hanno avuto nessuna risonanza nell’elettorato; e comunque non è stata ritenuta sufficiente per ripetere il successo di FdI e di FI alle Europee: anche per colpa di candidature poco attrattive. Per le opposizioni, il segnale è incoraggiante. Non è chiaro se per merito o per demerito degli avversari, il Pd e i suoi alleati mercuriali hanno eletto molti dei propri sindaci.
Si conferma quanto sia pericolosa l’illusione delle posizioni di rendita; di ritenere che l’onda più o meno lunga di altre consultazioni si prolunghi per inerzia. L’elettorato rimane deluso e dunque volatile. E in attesa di un’offerta politica diversa. Pensare che abolendo i ballottaggi il problema si risolva, come ipotizza la destra a intermittenza, sa di scorciatoia. La lezione da tenere presente è l’astensione. Non può essere aggirata o elusa: riguarda tutti.