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Cédric Enjalbert
« Fino a meno di un anno fa era quasi uno sconosciuto. A 34 anni, Zohran Mamdani è appena stato eletto sindaco (socialista) di New York, negli Stati Uniti. Una vittoria che deve a una comunicazione ben oliata sui social network, a un discorso in rottura con la vecchia guardia democratica, a una campagna incentrata sul tema della casa… e forse anche alla sua lettura di Rousseau?
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“Donald Trump, so che mi stai guardando: ho tre parole per te — alza il volume!” ha esordito così nel suo discorso di vittoria. Zohran Mamdani è stato appena eletto sindaco di New York, dopo una campagna condotta tamburo battente e molto attiva sui social. L’ex rapper (con il nome d’arte Mr. Cardamom) si è mostrato in prima persona mentre faceva porta a porta, parlava con i lavoratori notturni, all’uscita della messa, in strada… Ha puntato tutto su una promessa: l’“affordability”, cioè l’accessibilità, intesa come rendere la città più abbordabile e la vita più vivibile.
Uno dei suoi mantra è “l’eccellenza” del servizio pubblico. Mamdani dichiara di voler promuovere una visione “olistica” dell’accessibilità, che tenga insieme casa e trasporti, laddove — come a Parigi, del resto — l’alto costo degli affitti e della vita in generale ha reso la città inospitale per molti. In un video, lo si vede tuffarsi nelle acque gelide di Coney Island a Capodanno, per poi promettere, fradicio, di “congelare” gli affitti.
Donald Trump lo chiama per scherno “il mio piccolo comunista”, ma in realtà è un concorrente serio anche sul piano della comunicazione. È stato accusato di populismo da una parte dei suoi avversari (anche all’interno del suo stesso partito) per alcune proposte considerate troppo semplicistiche — come il blocco degli affitti, che potrebbe avere effetti controproducenti rallentando la costruzione di nuove abitazioni e peggiorando la crisi abitativa. Rappresenta l’ala sinistra del Partito Democratico, accanto a Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez. I giornali conservatori, come il New York Post, lo ritraggono stamattina come “Mamdani il rosso”, con falce e martello in mano.
Il nuovo sindaco socialista, con la sua politica urbana, fa pensare anche a me a un “marxiano”… a un filosofo oggi un po’ dimenticato, ma che fu il maestro di un’intera generazione: Henri Lefebvre.
Docente all’Istituto di Urbanistica di Parigi, Lefebvre è l’autore di un’opera ormai classica — Il diritto alla città (1968). In essa difende una “teoria integrale della città e della società urbana”, denunciando “la miseria derisoria e senza tragedia dell’abitante” delle grandi città, con parole che ricordano da vicino il programma di Zohran Mamdani e la sua volontà di smantellare una “zonizzazione” discriminatoria che penalizza le classi lavoratrici.
Per Lefebvre, “solo la classe operaia può diventare l’agente, il portatore o il supporto sociale di questa realizzazione”, perché “riunisce gli interessi (che vanno oltre l’immediato e il superficiale) dell’intera società, e innanzitutto di tutti coloro che abitano”. Vale a dire “i giovani e la gioventù, gli studenti e gli intellettuali, le schiere di lavoratori con o senza colletto bianco, i provinciali, i colonizzati e i semi-colonizzati di ogni tipo, tutti coloro che subiscono una quotidianità ben ordinata”, ma anche “gli abitanti dei ghetti residenziali, dei centri decadenti delle vecchie città e delle periferie lontane e sfilacciate”.
Non so se Mamdani abbia mai letto Lefebvre, ma sicuramente ha letto Fanon e Rousseau. Nato in Uganda da genitori di origine indiana, Zohran Mamdani è figlio di una regista di fama e di un antropologo che insegna alla Columbia University, dove lui stesso non è stato ammesso. Ha studiato al Bowdoin College, nel Maine, seguendo un percorso in “studi africani”, dove si è avvicinato ai dibattiti sulla “crisi urbana”, come racconta nel giornale dell’università.
Lì inizia a leggere il pensatore postcoloniale, filosofo e psichiatra Frantz Fanon, che diventa per lui un punto di riferimento, utile nella sua difesa della causa palestinese, ma anche Jean-Jacques Rousseau, teorico della sovranità popolare e del bene comune, a cui ha dedicato la sua tesi di laurea, come riferisce un giornalista del New Yorker in un lungo ritratto che vi consiglio.
A New York, Zohran Mamdani riuscirà ora a stabilire un nuovo contratto sociale? »





