Pala del Maestro dell’Osservanza
3 Giugno 2024La mia formazione e visione del mondo
3 Giugno 2024“La rocca è il “faro” di Piancastagnaio e l’emblema di un passato importante, di una stratificazione di epoche e di collocazione politica: basti guardare ai merli ghibellini poi sormontati da un innalzamento delle mura con quelli guelfi. Queste vicende si legano a personaggi straordinari, basti citale la presenza ̶ come castellano – di Francesco di Valdambrino, che sarà protagonista di una grande mostra, accompagnata da studi, restauri e dalla presentazione delle sue sculture policrome in legno: si tratta di un artista prerinascimentale in attività tra Trecento e Quattrocento, allievo e amico di Jacopo della Quercia”. Estratto dal programma di E’ L’ORA di PIANO
FRANCESCO di Domenico Valdambrino (Francesco di Valdambrino)
Non si conosce l’anno di nascita di questo scultore, autore soprattutto di opere lignee policrome, figlio di Domenico detto Valdambrino.
Il soprannome deriva dalla zona di provenienza del padre, la Val d’Ambria. Domenico – come anche i suoi fratelli, Daniello e Ambrogio (“magister legnaminis”) – si era stabilito a Siena, dove aveva sposato Giovanna, figlia di Nicoluccio di Riccio, domiciliato a Siena, nel “popolo” di San Giorgio, terzo di San Martino.
La formazione di F. avvenne a Siena, intorno al 1390, nella bottega del padre di Jacopo della Quercia, l’orafo e scultore Piero d’Angelo, prima che questi si trasferisse a Lucca (1394). F. e Jacopo della Quercia raggiunsero Piero a Lucca forse intorno al 1395-96.
F. si formò dunque nell’ambiente senese caratterizzato da Mariano d’Agnolo Romanelli e dall’ancora giovane Domenico di Niccolò dei Cori. La prima opera completamente radicata in questo ambiente e databile al 1395 dovrebbe essere la statua di S. Savino (Siena, Museo dell’Opera del duomo), precedentemente attribuita a fra Guido da Pontignano.
A Lucca F. incontrò certamente Antonio Pardini, che in quel momento aveva assunto la direzione dell’Opera del duomo. Questo maestro era fermo alla scultura pisana del tardo Trecento, che si basava sulle opere di Andrea, Nino e Tommaso Pisano. Le statue dell’Annunciazione realizzate intorno al 1396-98 da F. per la chiesa di S. Francesco a Pisa (ora nel locale Museo nazionale di S. Matteo) sono l’espressione dell’incontro tra il giovane scultore formatosi a Siena e il Pardini. È poco probabile che F. si sia ispirato a Nino Pisano che, morto nel 1368, apparteneva a un’altra generazione.
Nel 1398 un “m. Francesco da Siena”, molto probabilmente F., è documentato in S. Giovanni Fuorcivitas a Pistoia come restauratore del pulpito di fra Gugliemo, del quale rifece le teste di otto figure. Di poco successive dovrebbero essere le statue di S. Antonio abate a Camaiore (S. Maria in Albiano) e quelle dell’Annunciazione a Casabasciana (Ss. Quirico e Giulitta), località nei pressi di Lucca. Nel 1401 F. partecipò, accanto a Jacopo della Quercia, F. Brunelleschi, N. Lamberti e Simone da Colle, al concorso per la seconda porta bronzea del battistero di Firenze, vinto da L. Ghiberti.
In questa occasione F. fece il suo incontro con i contemporanei sviluppi della scultura a Firenze. Le opere di Giovanni d’Ambrogio, Jacopo di Piero Guidi e N. Lamberti nel duomo, gli trasmisero un nuovo senso della corporeità, del volume e della plasticità. In ciò si manifestava un’aspirazione ad afferrare la realtà, cui contribuiva anche uno studio più intenso della scultura antica.
All’interno della prima fase di F. a Siena e a Lucca, tra il 1395 c. e il 1407, il citato gruppo dell’Annunciazione a Pisa, la statua della Madonnacon il Bambino, firmata e datata 1403 per la chiesa di S. Andrea a Palaia, vicino Pisa, e la statua di S. Nicolada Tolentino, documentata al 1407 per la chiesa di S. Agostino ed oggi in S. Maria Corteorlandini, sempre a Lucca, offrono punti di appoggio per l’attribuzione e la datazione di altre opere. Tra il 1403 e il 1407 si verificò nella produzione di F. un cambiamento: si può osservare un passaggio da proporzioni allungate a proporzioni più plastiche, un aumento di realismo e un’accresciuta scioltezza nelle pieghe dei drappeggi.
Sono avvicinabili alla Madonna del 1403 le statue della Madonna a Cerreto Alto (S. Giovanni Battista) e nella collezione Salini (Asciano, Castello di Gallico), quelle di S. Bartolomeo per l’omonima chiesa di Treggiano (Pisa), dell’Annunziata nel duomo di Oristano, di S. Antonio abate e di S. Leonardo, rispettivamente conservate a Montecarlo (S. Andrea) e Aquilea (S. Leonardo), nei pressi di Lucca, oltre a due figure di Gesù Bambino (coll. priv.: Del Bravo, 1970, nn. 138-141; Bagnoli, 1975, n. XIV.7). Artisticamente vicine al S. Nicola del 1407 sono invece le statue di S. Stefano (Empoli, Pinacoteca di S. Andrea), dell’Annunciazione a Lione (Musée des beaux-arts), quelle dell’Annunciata (entrambe a Pisa, l’una al Museo nazionale di S. Matteo, l’altra nella chiesa di S. Nicola), infine la statua di S. Ansano e il Crocifisso a San Cassiano (nell’omonima chiesa), nei pressi di Lucca.
Documentato ancora a Lucca nel 1406 e nel 1407, anno in cui partecipò ad una votazione comunale, nel 1408 F. tornò a Siena, dove, il 13 giugno, acquistò una casa per 142 fiorini d’oro nel popolo di San Maurizio, terzo di San Martino, e ne vendette subito una parte per 65 fiorini d’oro allo scultore Domenico di Niccolò dei Cori.
Dal 1408 F. partecipò attivamente alla vita pubblica del Comune di Siena. Nel secondo semestre del 1409 era vessillifero e nel secondo semestre del 1411 gonfaloniere della Compagnia di San Maurizio, terzo di San Martino. Nel maggio 1412 faceva parte come rappresentante eletto dal terzo di San Martino, di una commissione per il controllo dei notai nella città e nel contado. Nel secondo semestre del 1412 e nel primo semestre del 1414 era uno dei ventidue consiglieri del Monte del popolo, per il terzo di S. Martino, nel Consiglio generale del Comune. Nel maggio e nel giugno 1415 fu in carica come priore del Comune. Nel secondo semestre del 1418 era uno dei quattro provveditori della Biccherna e nel primo semestre 1419 era di nuovo uno dei consiglieri del Monte del popolo nel Consiglio generale. Il 3 genn. 1419 fu nominato revisore della Gabella. Nel giugno e nell’agosto 1422 fu di nuovo in carica come priore del Comune. Il 25 genn. 1425, come già era avvenuto nel 1414 e nel 1421 per la cittadinanza, garantì per l’orafo Guido di Giovanni, eletto castellano di Manciano, e questi il 20 apr. 1426 garantì a sua volta per F. quando divenne castellano di Piancastagnaio.
Il trasferimento da Lucca a Siena all’inizio del 1408 rappresentò una cesura nella vita di F. piuttosto che nella sua opera. Tuttavia le statue monumentali – statue assise documentate al 1408-1409 dei santi patroni della città di Siena, tre delle quali (Crescenzio, Savino e Vittore) sono conservate in forma di busti (Siena, Museo dell’Opera del duomo) – raggiungono una bellezza classica tale da qualificare i lavori precedenti come opere giovanili. Sono stilisticamente molto vicini a queste figure i due Angeli con candelabro (Siena, S. Martino) e, soprattutto, le statue dell’Annunciazione già in S. Francesco ed ora nel Museo d’arte sacra di Asciano, il S. Antonio abate a San Gimignano (Museo d’arte sacra) e il Crocifisso della chiesa di S. Egidio a Montalcino. Oltre alle statue dei santi patroni di Siena, F. completò anche tre stemmi senesi per la nuova sacrestia del duomo, per la quale alla fine del 1409 eseguì anche un Gesù Bambino, forse identificabile con il Gesù Bambino esposto alla mostra senese del 1987. Nel 1410-1411 per la sacrestia realizzò anche una Annunciazione, scomparsa nel 1658. La data 1413 sul piedistallo della statua di S. Ansano nella chiesa lucchese di S. Paolino offre un punto di appoggio per la datazione alla seconda decade del Quattrocento delle statue di Maria e Giovanni, nel museo pisano di S. Matteo, e del Crocifisso di San Cassiano.
Nel 1414 F. eseguì il modello per una non meglio nota figura di S. Savino realizzata in argento da un orefice. La carica di operaio delle acque e dei bottini, assunta nel 1409 e mantenuta con poche interruzioni fino al 1423 dietro il misero compenso di 100 lire annue, lo mise ancora in contatto con Jacopo della Quercia, attivo alla Fonte Gaia tra il 1409 e il 1419. Verso il 1419 F. collaborò probabilmente alla realizzazione della fonte di piazza del Campo con la statua di Rea Silvia. Più o meno agli stessi anni, 1415-1420, dovrebbero essere databili le statue dell’Annunziata di Berlino (Staatliche Museen) e dell’Annunciazione ad Amsterdam (Rijksmuseum).
Le opere di questa seconda fase creativa, che durò fino al 1420 circa, sono caratterizzate dalla sicurezza nella costruzione statuaria, dall’armonia e pienezza delle forme, dal ritmo e dalla bellezza nel fluire dei drappeggi, e anche dalla naturalezza, dalla calma dignità dell’atteggiamento, dalla serenità e scioltezza del movimento. Verso la fine di questo periodo la tensione interna comincia a diminuire e la modellazione inizia a perdere qualcosa in energia e morbidezza.
La terza fase del percorso artistico di F., che va dal 1420 circa fino alla morte, ha in alcune opere datate 1425 – il S. Antonio abate, proveniente dalla chiesa senese di S. Antonio a Fontebranda ed oggi in S. Domenico a Siena, e il S. Pietro in trono, già nell’omonima chiesa di Montalcino e ora nel locale Museo civico – i punti di riferimento per le attribuzioni di altri lavori. Sono probabilmente precedenti il 1425 la statua della Madonna col Bambino nella chiesa di S. Pietro a Radicofani e quella, di analogo soggetto, nella cattedrale di Volterra, come anche le statue dell’Annunciazione nella chiesa di S. Giovanni Battista a Farnetella, vicino a Siena, e nella Pinacoteca comunale di Volterra (già nella cattedrale). Invece le statue dell’Annunciazione in S. Maria in Vitaleta a San Quirico d’Orcia e quelle, dal medesimo soggetto, nella cattedrale di Montepulciano, furono scolpite negli ultimi anni: esse mostrano un certo manierismo tardogotico, una maggiore plasticità delle forme e una ridondanza dei drappeggi, il cui movimento assume un valore autonomo.
Il 10 sett. 1421 F. si sposò per la seconda volta – della prima moglie non si hanno notizie – con Antonia, figlia del maestro Luca di Matteo, che gli portò 170 fiorini d’oro di dote. Ebbe otto figli: Sperandio, Andrea, Pietro e Giovanni; Leonarda, Apollonia, Giovanna (n. 1409) e Gabriella (n. 1425). L’ultima menzione di F. vivente risale al 1431. Poiché il suo nome appare il 20 ag. 1435 in una lista per l’elezione dei priori con la nota “decessit” si può supporre che egli fosse morto poco prima di questa data.
Scultore dalla fisionomia marcata, nel suo linguaggio formale F. non si rifece né a Nino Pisano né a Jacopo della Quercia e, a differenza di quest’ultimo, non fu un innovatore. Per questo, nell’epoca del passaggio al Rinascimento, rimase un maestro tardogotico. F. trovò nella scultura in legno policromo una forma di espressione a lui congeniale, dal momento che questa permetteva, meglio della figura plastica in marmo bianco, un contatto più semplice e immediato tra le sacre figure e i fedeli.
Fonti e Bibl.: J. von Schlosser, Lorenzo Ghibertis Denkwürdigkeiten, I, Berlin 1912, p. 46; G. Vasari, Le vite… (1568), a cura G. Milanesi, II, Firenze 1878, pp. 224 s., 335; G. Milanesi, Documenti per la storia dell’arte senese, II, Siena 1854, pp. 109 s.; P. Bacci, La chiesa di S. Giovanni Fuorcivitas a Pistoia…, in Boll. d’arte, I (1917), 11, p. 29; Id., F. di V., Siena 1936; C.L. Ragghianti, Su F. di V., in La Critica d’arte, III (1938), pp. 136-143; E. Carli, Mostra dell’antica scultura lignea senese, Firenze 1949, pp. 26-32, nn. 20-37; Id., Scultura lignea senese, Milano-Firenze 1951, pp. 52-61, 118; Id., La scultura lignea italiana, Milano 1960, pp. 74-81; C.L. Ragghianti, Arte a Lucca…, in La Critica d’arte, VII (1960), 37, pp. 72-75; C. Del Bravo, Scultura senese del Quattrocento, Firenze 1970, pp. 9-25, 31 s., 42-68; M. Lisner, Holzkruzifixe in Florenz und in der Toskana, München 1970, pp. 26, 45 s. n. 64; G. Previtali, Il “Bambin Gesù” come immagine devozionale nella scultura italiana del Trecento, in Paragone, XXI (1970), 249, p. 38; A. Bagnoli, in Jacopo della Quercia nell’arte del suo tempo. Mostra didattica (catal., Siena), Firenze 1975, pp. 120-123; E. Carli, Gli scultori senesi, Milano 1980, pp. 36-38; M. Paoli, Una nuova opera documentata di F. di V., in Paragone, XXXII (1981), 381, pp. 66-77; M. Burresi, Restauri di sculture lignee nel Museo di S. Matteo, Pontedera 1984, nn. 7-8, 10; G. Kreytenberg, Andrea Pisano und die toskanische Skulptur des 14. Jahrhunderts, München 1984, pp. 139-141; M. Burresi, Incrementi di F. di V., in La Critica d’arte, L (1985), pp. 49-56; A. Paolucci, Il Museo della Collegiata di S. Andrea in Empoli, Firenze 1985, pp. 67 s.; A. Bagnoli, in Scultura dipinta. Maestri di legname e pittori a Siena 1250-1450 (catal., Siena), Firenze 1987, pp. 133-151, nn. 32-38; G. Kreytenberg, Bemerkungen zum Werk von F. di V., in Pantheon, XLI (1991), pp. 36-43; M. Burresi, Nel secolo di Lorenzo. Restauri di opere d’arte del Quattrocento (catal.), Pisa 1992, pp. 11-51; Id., Aggiunte per l’attività lucchese di F. di V., in Scultura lignea. Lucca 1200-1425 (catal., Lucca), Firenze 1995, I, pp. 173-192; U. Thieme – F. Becker, Künstlerlexikon, XXXIV, p. 55.