A Roma c’è un sindaco del Pd, Gualtieri, che non si è segnalato fino a oggi per particolare attivismo, ma che ha preso un impegno chiaro: realizzare in un tempo ragionevole il famoso termovalorizzatore dei rifiuti urbani, quelli che al momento partono in treno verso le mete dell’Europa del Nord.
Sempre a Roma, capitale d’Italia, esiste un fronte contrario a questo impianto — di fatto un inceneritore di ultima generazione — in cui si ritrovano la sinistra verde di Bonelli-Fratoianni e soprattutto i Cinque Stelle. Ognuno ha il suo scopo. I verdi vogliono dimostrare di esistere e di saper condizionare la nuova segretaria del Pd.
Conte ha un’ambizione maggiore: rendere evidente che la spinta iniziale di cui si è giovata Elly Schlein si è esaurita e che i consensi (due-tre punti percentuali) strappati al 5S torneranno presto a casa.
Ne deriva che la campagna contro il termovalorizzatore non è solo una sconfessione di Gualtieri, è in particolare un atto di aperta ostilità verso la segreteria Schlein. Conte tenta di metterla con le spalle al muro su un tema che divide il Pd e invece unisce l’area magmatica alla sinistra del partito, incrociando i 5S e il loro mondo di riferimento. A questa sfida, perché di sfida si tratta, la neo segretaria risponde in modo poco convincente, forse perché lei stessa poco convinta. È vero, il Pd voterà contro l’ordine del giorno anti-inceneritore Conte-Fratoianni, vale a dire un’astuzia senza effetti pratici se non marcare la distanza dal Pd. Piccoli giochi tattici. Tuttavia il “no” obbligato a un documento dimostrativo non basta a definire una posizione. Nella sua prima conferenza stampa, Schlein è apparsa involuta sul punto cruciale, che oggi non è l’Ucraina ma appunto l’inceneritore capitolino. Involuta e troppo preoccupata di cucire insieme posizioni opposte tra loro.
Dire «è una decisione che abbiamo ereditato» fa capire che non si vuole rinnegare la scelta di Gualtieri, ma al tempo stesso si sottintende che “se fosse per noi avremmo preso un’altra strada”. Non il modo migliore per reggere la pressione contraria nei prossimi mesi. Ci si poteva aspettare ben altra determinazione, invece Elly Schlein ha parlato di smaltimento «circolare e non lineare» dei rifiuti e di raccolta differenziata. Nessuno contesta una migliore educazione ecologica, ma Roma non è un piccolo paese virtuoso, bensì una megalopoli in perenne emergenza. Proprio l’aspetto drammatico della questione è sembrato assente dalle parole della segretaria che ha parlato come fosse a un seminario di studi. Per quale motivo?
Forse bisogna risalire all’origine, a quelle primarie “aperte”, peraltro poco partecipate, in cui gli elettori esterni, quindi non legati al Pd, hanno prevalso. Schlein deve tener conto di loro perché sono quelli che l’hanno proiettata al vertice. Ciò significa non sottovalutare i tabù ideologici — il termovalorizzatore è uno dei principali — e gli slogan massimalisti. Poi all’entusiasmo magari ingenuo dei militanti si sovrappongono le astuzie e le manipolazioni degli alleati-rivali. E la neo segretaria si trova tra l’incudine e il martello, per cui esita a scegliere una strada e spera che il tempo s’incarichi di risolvere il problema. Ma non sarà così, come può dirle chiunque conosca l’avvocato del popolo e il suo piccolo gruppo di potere.
In definitiva i primi passi della gestione Schlein dimostrano che il cammino per costruire un’alternativa al centrodestra di Giorgia Meloni si annuncia alquanto lungo e accidentato. Non basteranno i richiami all’antifascismo contro le grottesche gaffe figlie dell’ignoranza (ammissione di Lollobrigida). Serve almeno trasmettere l’idea di una cultura di governo. La faccenda del termovalorizzatore poteva essere un primo test, sia pure parziale. Ma la giornata di ieri non ha dissolto la nebbia.