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Alcuni fatti ed evidenze recenti in questi tempi difficili testimoniano come il “voto col portafoglio” di consumatori e risparmiatori si stia rivelando il più forte ed efficiente baluardo della democrazia.
Le immatricolazioni di Tesla in Europa sono calate del 51,6% ad aprile rispetto allo scorso anno in un contesto di crescita significativa dell’acquisto di auto elettriche (+26,4%). In un’intervista rilasciata a Bloomberg lo scorso 21 maggio, Elon Musk ha annunciato di aver fatto abbastanza per la politica e di voler ridurre tempo e soldi impiegati. E ulteriori dichiarazioni in tal senso sono di questi giorni.
Il caso Tesla è la dimostrazione lampante del fatto che Musk ha violato la regola aurea per la quale produttori di beni di largo consumo non entrano mai direttamente in politica, sapendo che questo li porterebbe a inimicarsi tutti gli acquirenti che la pensano diversamente. E per paradosso, la stragrande maggioranza degli acquirenti di Tesla si trova nel campo opposto a quello scelto da Musk. Nel contempo, l’85% dei consumatori in Canada (che il presidente Trump vorrebbe trasformare nel 51esimo Stato federale Usa) ha recentemente annunciato di voler eliminare dal proprio carrello della spesa prodotti americani, mentre applicazioni come “maple scan” (la foglia d’acero, simbolo del Paese) che consentono di identificare l’origine dei prodotti sugli scaffali dei supermercati sono sempre più diffuse.
In trent’anni di impegno scientifico e civile, il movimento del voto col portafoglio ha fatto una fatica enorme per provare a spiegare ai cittadini le potenzialità straordinarie di questo strumento ai fini del bene comune.
Le obiezioni più frequenti erano quelle che “votare col portafoglio costa troppo”, mentre chi compra “cerca sempre ciò che costa di meno”. Nulla di più falso: basta considerare le molte possibilità di voto col portafoglio senza differenza di prezzo o il peso del consumo posizionale per dimostrare il proprio status nei comportamenti degli italiani. In fondo, lo stesso fenomeno del green e social washing (si pensi all’episodio dei pandori e della nota influencer) è la controprova dell’esistenza del voto col portafoglio: non si spiegherebbe altrimenti perché aziende rischiano la loro reputazione “gonfiando” il loro impegno sociale e ambientale annunciato ai consumatori.
L’idea che atti “volgari” e di mercato come il consumo e il risparmio potessero essere strumenti nobili di partecipazione democratica al pari del voto alle urne faceva storcere il naso a molti. Poi sono arrivati Trump e Musk.
Per restare solo al campo economico, il Presidente americano ha dichiarato guerra commerciale al
mondo intero, una strategia autolesionista e dannosa. I mercati finanziari hanno immediatamente registrato che, se attuata, questa politica commerciale avrebbe prodotto inflazione e riduzione della crescita nel Paese, così i titoli azionari che riflettono il valore degli utili futuri attesi delle imprese quotate sono crollati al solo annuncio di tali politiche. Trump ha dovuto fare marcia indietro rispetto ai propositi iniziali.
Ci sono pochi dubbi che la presidenza Trump, con i suoi strappi continui, sia uno stress test della democrazia. Le azioni di “bilanciamento” dei giudici federali e della Corte Suprema a difesa di diritti e valori democratici hanno i loro tempi. L’unico contrasto tempestivo che può riportare in tempi rapidi Trump a più miti consigli (e l’ha già fatto con il rinvio dei propositi più bellicosi in materia di dazi) è il voto col portafoglio dei consumatori e dei risparmiatori, uno strumento di difesa democratica. In tempi ordinari solo una minoranza di cittadini ne è consapevole e ne tiene conto nelle proprie scelte. In tempi di emergenza anche chi è meno sensibile, se sente che la propria sopravvivenza è minacciata – l’esempio del Canada – può testarne l’efficacia. Con il voto col portafoglio è infatti possibile “premiare” le aziende che danno più dignità al lavoro, una questione che direttamente o indirettamente interessa tutti. E che hanno comportamenti che riducono i danni dell’emergenza climatica per le nostre società ed economie. Nessun imprenditore trova diletto nell’essere socialmente ed ambientalmente meno responsabile, ma pensa di doverlo fare per necessità o spirito di sopravvivenza (ignorando peraltro le grandi potenzialità competitive della responsabilità sociale ed ambientale). Con l’aiuto del “voto col portafoglio” dei consumatori e dei risparmiatori, gli stessi imprenditori potrebbero trovare una sponda straordinaria alle potenzialità di generazione di bene comune, dalle quali ogni essere umano è attratto e affascinato.