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18 Febbraio 2023L’altra influenza di meloni
18 Febbraio 2023
di Andrea Ducci
Il decreto sui crediti già operativo. La protesta dei costruttori e dei sindacati
ROMA Il calo del sipario sulla stagione dei crediti di imposta cedibili e scontabili in fattura surriscalda lo scontro politico. Lo stop, imposto dal governo tramite un decreto di tre articoli già pubblicato in Gazzetta Ufficiale e, dunque, in vigore, alimenta la protesta delle categorie e dell’opposizione, prefigurando per l’esecutivo uno scenario più complicato rispetto a quello generatosi all’indomani della scelta di eliminare gli sconti sulle accise dei carburanti. Tanto che all’interno della stessa maggioranza Forza Italia tiene a precisare che è urgente un confronto con le categorie e che il governo «non deve mettere la fiducia» sul decreto che elimina la cessione dei crediti di imposta. A ribadirlo è il senatore Roberto Rosso, responsabile nazionale del dipartimento Casa degli azzurri. «Sono abbastanza sicuro che il governo e il ministro Giorgetti vogliano confrontarsi. C’era una situazione spiacevole nei conti rispetto alla quale bisognava intervenire, ma sono certo che ci saranno spazi per modificarlo», dice Rosso. Sul fronte politico però la polemica non si placa e le opposizioni (in particolare il M5s e il Pd) non risparmiano il governo. «È un decreto vergogna. Fdi, Lega e Fi avevano assunto impegni in campagna elettorale per sostenere il superbonus e i bonus edilizi; hanno aspettato che si votasse e il giorno dopo hanno voltato le spalle a famiglie e imprese», attacca il leader di M5s Giuseppe Conte. A picchiare duro è anche il Pd. «Con il decreto licenziato dal governo Meloni si blocca definitivamente ogni buon effetto dei Bonus edilizi che abbiamo introdotto in questi anni e che hanno contribuito alla crescita del Pil di cui la destra oggi si vanta», rivendica, Debora Serracchiani, capogruppo del Pd a Montecitorio.
Accuse che il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, respinge ai mittenti. «La responsabilità di quello che è accaduto è del governo Conte, del governo dei Cinque stelle. Sono loro che non sono stati capaci di risolvere i problemi, la responsabilità è loro e siamo stati costretti a fare così», dice Tajani. A difendere l’operato del governo è il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida (Fdi). «Non vedo un grande caso», spiega, aggiungendo che «Draghi a luglio dello scorso anno imputò a questa cessione dei crediti un vero e proprio disastro». Ma a creare allarme è, soprattutto, la questione irrisolta delle imprese a corto di liquidità, che non riescono a cedere i crediti di imposta maturati né al settore bancario, né a Poste Italiane. La presidente di Ance, Federica Brancaccio, non usa mezzi termini: «Il ministro Giorgetti ha detto che ci incontrerà già lunedì. È un’apertura assolutamente necessaria, altrimenti veramente scoppia una bomba sociale ed economica». Come rimedio l’Ance, affiancata dall’Abi, chiede «una misura che consenta alle banche di ampliare la propria capacità di acquisto, utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche». La dimensione del problema è indicata da Ance: uno stock di crediti fiscali incagliati per 15 miliardi, con rischio di fallimento per 25 mila imprese. A temere un corto circuito dell’operatività dei cantieri sono anche i lavoratori edili della Cgil, che annunciano di essere pronti a scendere in piazza.