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22 Marzo 2023Katja Petrowskaja, l’empatia come la memoria è scritta anche sui corpi
22 Marzo 2023
di Massimo Franco
L’appoggio all’Ucraina ha confermato la continuità della politica estera del Pd; e la sua vicinanza, su questo tema, più a Carlo Calenda che a Giuseppe Conte. Era prevedibile, se non scontato. E sta aprendo una crepa nei rapporti con il M5S, che ieri ha ribadito il no agli aiuti militari a Kiev. Ma sull’agenda sociale, il partito di Elly Schlein continua a seguire una linea radicale destinata a incontrare e sovrastare quella dei grillini; di fatto, a prosciugare lentamente il serbatoio dei loro consensi.
Il tentativo dei Cinque Stelle di sfuggire alle offerte di collaborazione della neosegretaria è evidente. La possibilità che riesca, tuttavia, è in attesa di verifica. In poche settimane, Schlein ha ridato cittadinanza al Pd nelle piazze. Ha strappato a Conte «bandiere» come il salario minimo e i diritti civili. Nelle utime ore ha ribadito il «sì» alla legalizzazione delle droghe leggere e è arrivata a difendere gli ecologisti che imbrattano i monumenti. «Chiedono», commenta indulgente, «di ascoltare la scienza».
Di fatto, sta monopolizzando le opposizioni con un abile miscela di sinistra tradizionale, grillismo e massimalismo; seppure senza rinunciare all’adesione alla Nato e alle alleanze europee, usando solo toni più «pacifisti». Ma il modo in cui declina il ruolo delle minoranze prefigura una marcia che tende a inglobare ogni posizione residuale, estrema, movimentista. E, benché nel Pd la leader si mostri accorta nella spartizione degli incarichi, si delinea una larvata mutazione identitaria.
Forse è inevitabile, perché il profilo della vecchia nomenklatura è troppo logorato per potersi opporre. La sconfitta alle Politiche del 25 settembre del 2022, abbinata a quella delle recenti Regionali, confermano l’esigenza di cambiare il più possibile. Il problema è che al momento il risultato è un travaso di voti dal M5S al Pd; dunque, una competizione col radicalismo che ha attirato una parte di elettorato deluso dalla sinistra. Ma senza che questo lasci prevedere, almeno per ora, un allargamento dei consensi nello schieramento opposto a quello di governo.
Le accuse di «ideologia» scagliate contro la coalizione di Giorgia Meloni sono spesso giustificate. L’approccio del fronte che Schlein cerca di egemonizzare, però, mostra un tasso di ideologia simmetrica e opposta a quella governativa. Ma soprattutto, non è chiaro dove porti l’inseguimento di ogni pulsione che riempie le piazze; e fino a che punto il Pd tradizionale, «malato» di potere ma anche di cultura istituzionale, asseconderà la sua leader. Il timore che gli entusiasmi siano destinati a raffreddarsi, a dispetto dei sondaggi favorevoli, potrebbe presto fare capolino.